La Bindi al MIUR?
La squadra è quasi al completo
ultimi scogli per il Professore .
La trattativa. D'Alema verso gli Esteri, il
puzzle del doppio
incarico per Fassino e Rutelli. Il caso Bonino.
di Giovanna Casadio,
la Repubblica del
30 aprile 2006
ROMA - Neppure un giorno di riposo, anche oggi
"incontri bilaterali" per definire la squadra di governo. Superato lo
scoglio della presidenza del Senato, Prodi ha cominciato a lavorare
fitto. Ai cronisti che pressano per sapere quali siano i nomi certi
risponde che "la squadra è in via di preparazione: le squadre di
governo non sono mai pronte fino all'ultimo minuto".
Ma intanto consultazioni a ritmo serrato. Basta elencare i vertici:
ieri in piazza Santi Apostoli il Professore incontra Arturo Parisi;
poi è la volta di un quadrangolare Prodi-Parisi-Rutelli-Bordon;
Parisi-Rutelli; quindi Prodi-Fassino. È soprattutto con il segretario
Ds che vengono messe le carte sul tavolo: Fassino è così sicuro di
volere ricoprire il ruolo di vice premier e di puntare a una delega
cosiddetta "leggera" (che non gli sottragga tempo per il partito)? D'Alema
e Fassino sono pronti entrambi a entrare al governo? Resta intesa la
simmetricità di incarico tra Fassino e il presidente della Margherita,
Francesco Rutelli.
La partita nell'Ulivo è complessa. Intanto, si lavora al puzzle
dell'esecutivo con un occhio al Quirinale dove Prodi ha in privato
espresso l'ipotesi D'Alema. Il presidente Ds dal canto suo non vuole
sentire parlare di "sciogliere la riserva sugli Esteri": "Non c'è
nessuna riserva da sciogliere perché questo viene fatto dal presidente
in carica. Tra l'altro adesso non c'è neanche quello". E ai cronisti:
"Voi siete un gruppo di indovini".
Sta di fatto che D'Alema non avrebbe abbandonato definitivamente la
possibilità di impegnarsi per la costruzione del partito democratico e
perciò ricoprire l'incarico di capogruppo dell'Ulivo alla Camera. Nel
qual caso, Dario Franceschini (che del gruppo unico è il presidente in
pectore) potrebbe andare alla Giustizia dove finora resta in pole
position la ds Anna Finocchiaro. E altre caselle si riaprirebbero. Ma
si tratta, al momento, di uno scenario remoto.
Secondo lo schema già formulato, otto ministri andrebbero ai Ds,
cinque alla Margherita: la squadra di governo dovrebbe essere di 21/24
ministri tra cui 7/8 donne. I nomi per la Quercia sarebbero D'Alema
(Esteri); Finocchiaro (Giustizia); Livia Turco (Salute); Vittoria
Franco (Pari opportunità); Bersani (Attività produttive); Violante
(Riforme); Chiti (Rapporti con il Parlamento), Mussi (Ambiente). Per i
Dl: Gentiloni (Comunicazioni); Bindi
(Pubblica Istruzione);
Lanzillotta (Funzione pubblica o Innovazione e ricerca); Treu
(Lavoro); Parisi (Interno). Ipotesi, per ora. Punti fermi restano
Tommaso Padoa Schioppa all'Economia; Enrico Letta sottosegretario alla
presidenza del Consiglio; Clemente Mastella alla Difesa; Di Pietro
alle Infrastrutture. Ai Beni culturali Patrizia Sentinelli (Prc).
Università a Nicola Tranfaglia (Pdci). Le politiche agricole al Verde
Pecoraro Scanio; le Politiche comunitarie a Emma Bonino che però punta
sempre alle Infrastrutture o all'Ambiente.
Nell'incastro anche le presidenze delle commissioni parlamentari (Dini
alla Esteri, Salvi alla Lavoro). Ma soprattutto c'è il nodo del
capogruppo dell'Ulivo al Senato: Angius o Cabras? E viene fatta anche
l'ipotesi Latorre, sia pure come subordinata.