Un gruppo di professori ed esperti riuniti a Oxford
lanciano l'allarme:
gli studenti dotati si sentono "secchioni e noiosi" e scatta la
reazione
Gb, che guaio essere intelligenti.
Gli alunni più bravi a rischio bullismo.
la Repubblica del
4/8/2006
LONDRA - "Essere intelligenti non è più di
moda". A sostenerlo sono gli alunni inglesi che, contagiati dai
problemi moderni legati all'apparenza, mandano in crisi professori e
personale scolastico. Le migliori menti delle cattedre d'Inghilterra
hanno così deciso di riunirsi cercando di spiegare il curioso
fenomeno. Risultato? L'aggettivo 'clever' (intelligente) se non è
stato bandito, poco ci manca. E' stato infatti deciso che, d'ora in
poi, dovranno fare attenzione a dar dell'intelligente ai loro alunni
migliori. Perchè, secondo una ricerca, proprio i più bravi della
classe sono a rischio-bullismo nel tenativo di scrollarsi di dosso la
nomea di "secchione".
E tra professori, amministratori scolastici e genitori, sono in
centinaia a essere convinti che i ragazzi, dopo essere definiti
"intelligenti", si sentono in qualche modo marchiati. Da qui la
reazione. La riprova? Si è scoperto che in numerosi casi, molti di
loro rifiutano addirittura di ritirare i premi scolastici per paura di
essere sbeffeggiati dai compagni di classe.
E' stato Simon Smith, un professore di Essex, durante l'annuale
conferenza "Professional Association of Teachers" tenutasi a Oxford, a
sostenere che "tra i ragazzi di oggi, semplicemente, non è più di moda
essere intelligente".
"Ho parlato con molti di loro - spiega, infatti, Smith - e ho scoperto
che, secondo loro, essere intelligente significa soprattutto essere
noiosi, avere una personalità scialba, essere il preferito della
professoressa e altre cose non troppo educate da ripetere". L'amplomb
tipicamente inglese non nascode però l'allarme che viene giudicato
davvero serio.
Ma c'è anche un altro aspetto, più sociologico, legato agli sviluppi
di una società tipicamente consumistica che si aggrappa ai 'miti'
dello spettacolo. Secondo il professor Wesley Paxton, dello Yorkshire,
la colpa è da attribuire soprattutto, agli attuali modelli e canoni di
celebrità che contribuirebbero a bloccare i ragazzi allontandoli dal
successo accademico. E per spiegarlo Paxton assume ad esempio un "uomo
fatto da sè", come Alan Sugar, che si vantava delle sue scarse
conquiste accademiche. Così come David Beckham, "uno dei tanti
protagonisti della vita inglese che non dà tuttavia l'impressione di
possedere particolari capacità intellettuali".
Non meno avvilente il quadro offerto da Ann Nuckley, un amministratore
da Southwark, a sud di Londra, che ha raccontato come molti ragazzi
della sua scuola rifiutino di frequentare gli stage e di ricevere i
premi per i loro successi. Laconico il commento: "Penso che ciò sia
estremamente triste".
I 34mila membri dell'associazione di professori, però non hanno
nessuna intenzione di rimanere passivi. Risolto, infatti, il problema
dell'anno scorso quando fu deciso di cancellare il sostantivo
"fallimento" per rimpiazzarlo con il concetto di "successo rimandato",
ora, affronteranno anche il problema che "essere intelligenti non è
più cool".