Le condizioni per l’attuazione
di un regionalismo differenziato.

da Tuttoscuola del 14/8/2006

 

A Formigoni hanno risposto il ministro per i rapporti col Parlamento Chiti, per il quale "forme di regionalismo differenziato non sono uno scandalo", e il ministro per gli affari regionali Lanzillotta, per il quale il progetto può rischiare "di diventare una fuga in avanti, se prima di far partire il regionalismo a geometria variabile non si fanno almeno tre cose", una delle quali attuare le parti incontestate che però sono lettera morta, come il federalismo fiscale.

Per stabilire se alcune regioni possono ottenere "forme e condizioni particolari di autonomie" andrebbero prima perfezionati i percorsi attuativi dei nuovi livelli di competenze delle regioni e delle autonomie locali determinati dall’articolo 117, secondo e terzo comma, della vigente Costituzione. Al riguardo si è fatto poco o niente per far funzionare l’assetto istituzionale per la scuola definito dal vigente Titolo V, parte seconda, che certamente presenta molti aspetti che debbono essere chiariti, ma che non può essere disgiunto da un’analisi dei presupposti e delle condizioni, istituzionali e organizzative, indispensabili per la loro realizzazione.

E’ comunque certo - e su questo Formigoni potrebbe essere di forte aiuto - che occorre impegnarsi per consolidare l’assetto istituzionale definito nel 2001 dal Titolo V. Va in questa direzione l’importante documento approvato, con il dissenso proprio della Regione Lombardia e del Veneto, il 12 luglio dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, volto come si legge nel testo "a dare attuazione al Titolo V, parte seconda della Costituzione, sugli aspetti riguardanti l’istruzione e la formazione del sistema educativo (che) hanno rilevanza tra l’altro sul pieno sviluppo dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e sul riassetto delle articolazioni organizzative del Ministero della Pubblica istruzione".

Il documento, frutto di un approfondito lavoro di analisi in sede di IX Commissione della Conferenza delle Regioni, costituisce l’occasione da non perdere per la definizione di comportamenti comuni e per sviluppare un confronto serrato perché il processo di elaborazione di idee e progetti per la scuola che verrà non può essere disgiunto da un’analisi dei presupposti e delle condizioni istituzionali ed organizzative.