Lì dove il ministro non campeggia. Gianfranco Pignatelli per i C.I.P. da Fuoriregistro del 28/8/2006
La biografia è quella dei predestinati. Da scout
a ministro, dal tirocinio andreottiano al placet dei monsignori
Bertone e Clemenz, premier vaticano l'uno, segretario di papa Razinger,
l'altro. Pacioso di nome e d'aspetto, il ministro dell'istruzione
Fioroni, tra l'ultimo consiglio dei ministri ed il prossimo meeting di
Rimini torna giovane marmotta. In campeggio con gli studente dell'Uds,
prima, e, per par condicio, con quelli di quelli di Azione Giovani,
poi. Dopo un lustro di dirigismo aziendalista, questo populismo
ecumenico può servire. E chissà che dopo gli studenti di sinistra e
destra, il ministro non decida di incontrare anche gli insegnanti.
Cominciando magari da quelli che vivono da decenni, loro malgrado, con
il sacco in spalla. Loro non sono né scout né più boys, ma precari, il
più delle volte storici. Sarebbe utile far condividere al ministro il
loro perenne "campeggio lavorativo". Dove? Lì dove i docenti di ruolo
fuggono e le strutture mancano. Ai bordi delle città, nelle scuole
classificate "di frontiera". Quelle nelle quali i tentativi di
scolarizzazione si protraggono fino all'esame di stato. Dove la
costituzioni delle classi è una scommessa con la malavita, il degrado
sociale ed il deficit motivazionale. Dove, spesso, si diventa studenti
più per costrizione che per ambizione. Sono gli istituti nei quali si
salda la precarietà esistenziale degli studenti con quella lavorativa
dei loro insegnanti. Dove gli uni e gli altri sono condannati ad
accontentarsi del meno e del peggio. Qui il tourn over perpetuo non
priva i giovani solo della continuità didattica ma soprattutto di
quella relazionale; qui le interazioni educative si raggiungono con
difficoltà e si perdono con regolarità. Le mete più ambite dai precari
di fascia alta sono le classi collocate su isole, in montagna o nelle
carceri, preferite solo perché forniscono il doppio punteggio. Il
tutto per un totale di 124.149 incarichi annuali (nel 2006, saliti a
oltre 135.000 nel 2007) ed un numero imprecisata di supplenze brevi,
contese dai 450mila precari inclusi nelle graduatorie permanenti.
Liste in dilatazione perenne per l'intrusione dei 17.000 abilitati
all'anno dalle SSIS, istituite per autofinanziare gli atenei ed
illudere giovani aspiranti insegnati. I precari più fortunati piantano
le loro tende sul posto assegnato ad ottobre per smontarla a giugno,
dopo gli scrutini finali. Nove mesi a metà tra il soggiorno lavorativo
di sussistenza ed il corso di sopravvivenza professionale. Il mattino
in cattedra, il pomeriggio tra i banchi per master e corsi di
aggiornamento, perfezionamento e specializzazione tanto inutili quanto
costosi. Un vero mercimonio finalizzato solo all'accaparramento dei
punti necessari a scongiurare gli scavalcamenti in graduatoria. Un
vero pizzo di stato che, aggiunto al caporalato, basta da solo a
giustificare la mancata attuazione del programma elettorale di piena
occupazione su tutti i posti vacanti. E l'estate? Quella i precari la
trascorrono in città, senza retribuzione, come burocrazia comanda. Da
luglio ai primi di agosto, in attesa di un telegramma per l'immissione
in ruolo che non arriva. A ridosso di ferragosto incollati ad Internet
o in pellegrinaggio ai provveditorati per conoscere il calendario
delle supplenze annuali. Le vacanze proseguono, dalla fine del mese a
metà settembre ed oltre, con lunghe file per gli incarichi. Code,
senza alcuna partenza, stressanti almeno quanto quelle autostradali
quando il gran rientro non è neanche intelligente. In conclusione: se
ti è andata di lusso hai pregiudicato le ferie e guadagnato una
supplenze, altrimenti hai perso le une e l'altra. |