Un ragazzo su 10 non studia né lavora. L’Ocse: l’Italia sui livelli più bassi del mondo con Francia, Messico e Turchia di Anna Maria Sersale da Il Messaggero del 14/9/2005
ROMA - La scuola è appena iniziata. La riforma del primo ciclo è al secondo anno di attuazione, quella del secondo è al vaglio delle Regioni. Sul decreto, infatti, domani si dovrà pronunciare la Conferenza unificata Stato-Regioni. Prima dell'estate i Parlamenti locali avevano chiesto al ministro Moratti di frenare e di avviare un vero confronto sui contenuti del provvedimento per arrivare a una posizione condivisa. Nel frattempo cinque Regioni hanno approvato una delibera con cui chiedono ai presidi delle scuole superiori di non far partire la sperimentazione (che il ministro avrebbe voluto avviare parzialmente già da quest'anno). Intanto, mentre nelle scuole riprendono le lezioni, da Parigi arrivano i primi dati del Rapporto annuale dell’Ocse relativo al 2005. Un dato è allarmante. In Italia un ragazzo su dieci, tra i 15 e i 19 anni, ha un basso livello di istruzione e non è attivo: non lavora e non frequenta corsi scolastici o di formazione. La percentuale, definita «preoccupante», si inserisce in un’organizzazione sociale in cui non solo si richiede un'alta qualificazione scolastica iniziale, ma anche un aggiornamento costante. Condividiamo il problema con Francia, Messico, Repubblica Slovacca e Turchia. L’Ocse ha condotto l’indagine tra i 30 Paesi membri, esaminando il livello di partecipazione all’istruzione, il livello dei finanziamenti, il modo di operare dei sistemi di istruzione e l’impatto che i diversi sistemi di istruzione hanno sulle prestazioni degli studenti. Di positivo, rileva l’Ocse, c’è il fatto che aumentano i tassi di scolarità. Cresce il numero di diplomati e laureati: «Sono sempre più numerose le persone che compiono studi più lunghi», ma il numero di diplomi di istruzione universitaria varia molto da un paese all’altro. «Oggi - osserva ancora l’Ocse - gli adulti compresi tra i 25 e i 64 anni possiedono diplomi ottenuti alla fine di un ciclo di una durata di più di 12 anni di studio». E’ ormai certo che in quasi tutti i Paesi dell’Ocse, tranne quattro, il 70% dei giovani raggiunge il diploma di maturità. Inoltre, uno studente su tre ottiene un diploma di tipo universitario. Per quanto riguarda gli studi terziari gli scarti tra i paesi sono più forti che per la scuola secondaria superiore. Un dato comune a tutti: la percentuale delle donne che completano gli studi, sia quelli superiori che universitari, è più alta rispetto a quella degli uomini. Eppoi, ci sono le differenze di stipendio tra diplomati e laureati. La forbice tra il 1997 ed il 2003 in 18 dei 22 paesi dell'area OCSE è cresciuta del 25% in Danimarca e Nuova Zelanda ma raggiunge livelli tra il 50% ed il 119% in Italia, Germania, Gran Bretagna, Svizzera, Francia e Stati Uniti. Secondo il rapporto la formazione scolastica iniziale non è tuttavia sufficiente da sola per rispondere al moltiplicarsi delle esigenze di professionalità. E se negli Stati Uniti, in Finlandia, in Svezia e Svizzera più del 40% dei lavoratori attivi partecipa a programmi di aggiornamento professionale ogni anno, questo livello scende a meno del 10% in Italia, Spagna, Grecia, Portogallo ed Ungheria. |