Blindato il ddl sulla docenza universitaria,
blocco stradale al Senato.
«Fiducia» sull'università: proteste e sciopero.
Sindacati e docenti invitano al blocco totale
dal 10 al 15 ottobre
contro l'«atto di forza che impedisce il dibattito parlamentare».
Il Corriere della Sera del
28 settembre 2005
ROMA - L'università diventa terreno di tensione
e scontro politico. Sul disegno di legge firmato da Letizia Moratti
che definisce stato giuridico e reclutamento dei professori
universitari è stata posta la fiducia. Il voto è previsto giovedì alla
Camera (poi tornerà al Senato per il sì definitivo). E la scelta,
definita «arrogante» e un «atto di forza» dall'opposizione, provoca
dure reazioni dal mondo universitario: sindacati, rettori («una
inattaccabile forzatura»), docenti precari, tutti si ribellano al
provvedimento. E soprattutto all'impossibilità di modificarlo. Si va
verso il blocco totale degli atenei per sei giorni, dal 10 al 15
ottobre. Nella giornata dell'annuncio del voto di fiducia una
manifestazione di ricercatori e professori ha avuto anche momenti di
tensione con tafferugli davanti al Senato.
CORTEO AL SENATO
- Alcune centinaia di studenti, docenti, ricercatori e precari hanno
manifestato davanti al Senato in concomitanza con la discussione in
aula del ddl. Sono arrivati dagli atenei di tutta Italia per
contestare quella che definiscono «l'inaccettabile accelerazione
dell'iter del provvedimento». «Questo ministro - ha dichiarato Marco
Merafina, della rete nazionale dei ricercatori, riferendosi alla
Moratti - vuole approvare assolutamente in tempi brevi questo
provvedimento sottraendolo al dibattito». La manifestazione si è
trasformata in un blocco stradale: i manifestanti hanno occupato le
strisce pedonali di fatto impedendo lo scorrimento del traffico e
tagliando in due corso Rinascimento. Non sono mancati scontri con la
polizia.
SCIOPERO
- La protesta dalla strada si sposterà nelle aule universitarie. In
una nota unitaria, le organizzazioni e le sigle hanno invitato gli
atenei italiani a sospendere tutte le attività per sei giorni . «Oggi
al Senato, proprio mentre di fronte si teneva una manifestazione di
protesta promossa dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni
della docenza universitaria, degli studenti e dei precari, il governo
e la maggioranza portavano a termine un pesantissimo e violento
ulteriore attacco all'università italiana» si legge nella nota. «Un
vero e proprio atto di forza tramite la presentazione di un
maxi-emendamento, su cui il governo ha immediatamente posto la
questione di fiducia, un atto che impedisce il dibattito parlamentare
e costringe al voto immediato sul testo del governo che, nella
sostanza, riscrive integralmente il testo approvato dalla Camera».
IL MINISTRO
- Per Letizia Moratti il ddl «si fonda su una visione già attuata nei
principali paesi dell'Unione Europea, basata su un'ampia immissione di
giovani che si formano nella ricerca e sul loro successivo inserimento
nella docenza in base al criterio della selezione meritocratica» ed è
«solo un tassello, sia pure importante, di una politica di interventi
assai più ampia» e che «introduce importanti e qualificanti
innovazioni» tra cui l'opportunità del passaggio ad associato offerta
a tutti gli attuali ricercatori. «A coloro che non intendessero
avvalersene oppure non vi riuscissero, è dato il giusto riconoscimento
del lavoro svolto attraverso l'attribuzione del titolo di professore
aggregato». Insomma una difesa dei contenuti. Legittima. Ma perché il
voto di fiducia e i tempi stretti? «Abbiamo sbloccato - dice la
Moratti - una situazione di veti che non giovava. Il dibattito,
iniziato nel 2002, è stato approfondito e non è stato mai strozzato.
Anche nella scorsa legislatura i dibattiti c'erano stati ed anche
molto approfonditi, ma non si era mai arrivati ad una conclusione. Si
tratta di avere consapevolezza che un provvedimento di questa
importanza, dopo oltre vent'anni era necessario».
DOCENTI PRECARI
- Associazioni e sindacati denunciano invece «un progetto incentrato
sulla precarizzazione del ruolo della docenza, cui si aggiunge un vero
e proprio schiaffo alle aspettative dei ricercatori tramite il
conferimento del titolo (onorifico !!!) di professore aggregato, che
configura come già abbiamo ripetutamente sottolineato un vero e
proprio smantellamento dell'università pubblica». Secondo le
organizzazioni della docenza, quello del governo è un atteggiamento
«gravissimo» perché «non accetta alcuna forma di dissenso né dentro né
fuori dal Parlamento». «Atteggiamento che è necessario contrastare -
concludono - con la massima energia in vista del successivo (ormai
necessario) passaggio alla Camera prevedibile per il mese di ottobre.