Odiata, riformata, disperata
i protagonisti raccontano la scuola.
Un viaggio tra esempi di eccellenza e realtà
difficili
esperimenti d'avanguardia, fallimenti e frustrazioni
Dario Olivero, da
la Repubblica del
15/9/2005
Esistono tante scuole. La scuola degli
insegnanti, degli allievi, degli ex insegnanti e degli ex studenti.
Scuola della riforma e della controriforma. Scuola di allievi umiliati
o di insegnanti eroici. Scuola emanazione dei cambiamenti sociali o
scuola decisa e progettata nelle stanze dei ministeri. Scuola di
confine, del disagio, della sperimentazione. Di Leopardi e Manzoni o
dei tutor e dei crediti formativi. Figlia dell'Illuminismo e
dell'uguaglianza o figlia dell'egoismo. Per questo esistono tanti
libri sulla scuola. Perché nessuno può chiamarsi fuori. Genitori,
insegnanti, figli: protagonisti che si scambiano i ruoli con il
passare degli anni.
Quella che segue è una traccia indicativa degli ultimi titoli usciti
sul pianeta scuola. Raccolgono voci diverse e affrontano problemi
diversi, molti dei quali legati alle ultime due riforme. Molti altri
invece sono costanti generazionali: maestri, professori, allievi,
condivisione di spazi e di conoscenze. Chi cerca di trasmettere e chi
cerca di imparare quando va bene. Chi cerca di sopravvivere quando va
male. Come scriveva Paola Mastrocola in un libro dell'anno scorso (ma
ancora attualissimo), La scuola raccontata al mio cane (Guanda, 12
euro): "Il bello del sapere... era sapere tutti le stesse cose. Questo
bello noi ce lo stiamo perdendo".
IO PROFESSORE? MAI
Un giorno Gianfranco Giovannone,
insegnante di inglese in un liceo di Pisa colto da un attacco di
masochismo ha consegnato ai suoi studenti la seguente traccia: Why I
will never be a teacher, Perché non farò mai l'insegnante. Prova
anonima. Apriti cielo. Come se i professori non avessero già una bassa
autostima, quello che scrissero gli allievi aprì uno squarcio: tranne
rarissime eccezioni, tutti spiegarono che mai avrebbero fatto quel
mestiere. I motivi? Pochi soldi, poco riconoscimento sociale (se non
addirittura imbarazzo), poco tempo libero e passato a correggere i
compiti, noia verso la materia e verso gli studenti, poco potere, poca
immagine.
Da questo Giovannone ha tirato le fila e ha messo in piedi un'analisi
della scuola in cui in pochi si salvano. Non i politici che comunque
non hanno fatto che raccogliere i frutti già maturi per procedere alle
riforme più contestate d'Europa. Né soprattutto gli intellettuali, i
cosiddetti fautori di un pedagogismo politicamente corretto che ha
contribuito a dare la spallata finale al sistema che già arrancava
contro la forza d'urto dei nuovi valori (soldi, potere, apparenza) che
hanno travolto quelli vecchi e impolverati nati dall'Illuminismo e
dalle idee di fratellanza e solidarietà, dell'istruzione per tutti a
qualunque costo. Si intitola Perché non sarò mai un insegnante (Longanesi,
13).
GUERRIGLIA SCOLASTICA
Nonostante le riforme ci sono cose che nella scuola non cambiano mai.
Se qualcuno dice, una volta scampato agli studi di ricordare con
affetto e quasi con riconoscenza la severità di un insegnante, non
dice il vero. Non mente, attua solo un meccanismo di difesa
retroattivo verso le umiliazioni passate. Un insegnante ha un potere
infinito su uno studente ed è facile che possa causare danni. Ma è
anche vero che un insegnante è sottoposto a pressione e ha una serie
di paure che lo accompagnano durante il suo lavoro, prima fra tutte
perdere il controllo della classe. Riflessioni come queste si trovano
Uscirne vivi. Sottotitolo: Manuale per sopravvivere a scuola ad uso
delle giovani generazioni (Lupetti, 6) di
Mauro Doglio,
insegnante e counsellor. Sono consigli di guerriglia (niente di
violento, solo consigli di studio) per studenti in difficoltà con
certi insegnanti e anche consigli per professori distratti. Un mantra
vale il libro: se qualcuno ti dice che sei stupido, che non vale la
pena che cerchi di imparare qualcosa, non è vero. Perché ogni essere
umano possiede una qualità che non gli può essere tolta: è fatto per
imparare, altrimenti non sopravviverebbe.
RIDERE DELLA SCUOLA
Si intitola Scritto sui banchi, lo ha scritto
Marilena Lucente
(Cargo, 10). E' autobiografico. Lei è insegnante e madre di un bambino
che inizia la scuola e di un altro più piccolo. Protagonisti, oltre
alla famiglia, sono tutti i personaggi che ruotano intorno alla
scuola: professori giovani e motivati e altri anziani che ne hanno
viste di tutti i colori e non hanno tempo per le assurde richieste del
ministero. Tassiste abusive per accompagnare e riprendere figli a
scuola. Colleghi cinici sempre in grado di respingere senza fatica
ogni idea di cambiamento. Presidi che parlano con le parole più
abusate e vacue del marketing. E ragazzi, tanti ragazzi che
interpretano le cose a modo loro, scrivono sui muri e sui banchi,
hanno poco tempo da perdere con Leopardi fino a quando non colgono
qualcosa di familiare nella sua solitudine. Un atto d'amore disperato
e ironico per la scuola.
NUOVA SCUOLA, MANUALE DI ISTRUZIONI
Dopo un'immobilità quasi secolare, l'abbiamo persa di vista un attimo
è la scuola è cambiata una volta, poi un'altra e probabilmente ancora
cambierà. Chi non è interessato direttamente non saprebbe dire oggi
come è strutturata. Se ci sono ancora le elementari e come si
chiamano, se ci sono le medie, quanti sono i tipi di liceo, come si
accede all'università. Per venirne a capo c'è La scuola oggi di
Marco
Ludovico e
Donatella Purger
(Sperling&Kupfer, 8,80). Saprete tutto sui Pof, la parità,
l'autonomia, i diversi schemi di riforme comprese quelle passate.
Saprete la differenza tra schemi 1+2+2 o 3+2 come se si trattasse di
schemi tattici di squadre di calcio. E' come avere la mappa di un
edificio in costruzione.
ROMA-NEW YORK
Torna in libreria un classico, A una spanna da terra di
Marianella Sclavi
(Bruno Mondadori, 12,50). E' un libro rivoluzionario per il tipo di
approccio alla ricerca sul campo. L'autrice ha seguito come un'ombra
(tecnica dello shadowing) due studentesse di diciassette anni. La
prima in un liceo di un sobborgo ricco di New York e la seconda in una
scuola omologa a Roma. Un'ora con la prima, un'ora con la seconda.
Un'altra ora con la prima e un'altra con la seconda. Quel che ne è
uscito non è solo un parallelo tra due mondi simili e diversi, ma un
tipo di osservazione che mette in gioco l'osservatore stesso dando
vita a riflessioni che entrano a far parte della ricerca stessa.
ESSERE BAMBINI
L'ultimo libro è dedicato ai più piccoli, gli allievi delle scuole di
infanzia. Quando si sente parlare di scuole all'avanguardia, di
modelli di eccellenza, di genitori soddisfatti e bambini contenti di
trovare ogni giorno un ambiente che li stimola e li mette a proprio
agio, significa che in quella scuola stanno lavorando persone come
Ludovica
Muntoni.
Il suo libro si intitola I bambini pensano difficile (Carocci, 10). E'
insieme un testo teorico e pratico, è l'evoluzione di un metodo che,
date alcune premesse, si sviluppa attraverso la sua applicazione. Le
premesse sono semplici quanto elevate: ogni cosa che che un bambino
porta con sè è prezioso e gli serve per elaborare le nuove esperienze.
La sua diversità è la ricchezza che può mettere in comune con gli
altri a patto che la scuola possa dargliene l'opportunità. Ogni
domanda che fa un bambino appassisce di fronte alla risposta di un
adulto e invece cresce se si relazione a quelle di altri bambini. Gli
insegnanti devono mettere in comune le proprie esperienze e
rielaborarle continuamente. Il libro riporta dialoghi, esperimenti,
storie che mostrano l'evoluzione straoridinaria dei bambini quando
imparano e si entusiasmano. Se la scuola è un pianeta, momenti come
questi sono i suoi raggi di sole.