Precari, piano triennale assunzioni.
Entro il prossimo
30 settembre
il Governo dovrà varare il tanto atteso piano triennale di assunzioni
per i docenti precari e per il personale Ata.
Ma anche i sindacati
dovranno fare la loro parte riducendo al 20% la percentuale dei posti
riservata ai passaggi di cattedra e di ruolo.
di Agostino Aquilina da
La Tecnica della Scuola
del 19 settembre 2005
Come prevedeva la legge
143/2004, tale piano avrebbe dovuto essere emanato entro il 31 gennaio
2005, ma nel decreto legge 115 del 30 giugno 2005 (che ha dato il via
libera alle 40.000 assunzioni) era stato fissato il contingente di
assunzioni relativo soltanto all’a.s 2005/06. Il ministro Moratti,
infatti, non era riuscita a convincere il Ministro dell’Economia a
trovare l’adeguata copertura finanziaria necessaria per realizzare una
programmazione triennale delle assunzioni. Solo in sede di conversione
in legge del decreto, grazie anche alle forti pressioni di tutti i
sindacati, una maggioranza trasversale di parlamentari è riuscita ad
inserire tale termine perentorio del 30 settembre 2005.
Ricordiamo che la legge 143/2004 prevede testualmente “la copertura
dei posti disponibili e vacanti”, quindi di tutti i posti disponibili
nell’organico di diritto e in quello di fatto: in totale, circa
130.000 docenti e oltre 80.000 Ata. Quando si parla di 200.000
assunzioni nell’arco dei prossimi tre anni, non siamo quindi tanto
lontani dalla realtà e dalle effettive esigenze di funzionalità del
nostro sistema scolastico.
Il Ministro dell’Istruzione dovrà emanare un apposito decreto
legislativo che, ricevuti i pareri delle competenti commissioni di
Camera e Senato (entro 30 giorni) potrebbe essere approvato in via
definitiva entro i successivi 30 giorni. Ci auguriamo che il Governo
rispetti questa volta i tempi e non deluda le legittime aspettative
dei precari.
Ma ci auguriamo anche che i sindacati facciano la loro parte, non
disattendendo un’altra importante norma, inserita all’articolo 3 della
legge 143/2004. Ci riferiamo alle disposizioni sulla mobilità che
avrebbero dovuto limitare “massimo al 20 per cento dei posti
disponibili, il contingente di posti destinato ai passaggi di ruolo
nella scuola secondaria”.
Nell’ultimo Contratto
integrativo del gennaio scorso Flc-Cgil, Cisl, Uil e Snals-Confsal
hanno palesemente ignorato questa disposizione, confermando anche per
quest’anno scolastico la percentuale del 50% dei posti disponibili per
i passaggi di cattedra e di ruolo.
Non si tratta di una questione da poco perché, uno dei motivi che
negli ultimi anni ha impedito, soprattutto alle superiori, un numero
più cospicuo di immissioni in ruolo, è proprio questa aliquota (che
fino all’anno scorso era addirittura del 60%) che consente ai docenti
delle elementari e delle medie di ‘migrare’ verso la scuola secondaria
di II grado. Un effetto “a cascata” che affonda le sue radici nella
infinita stagione delle facili abilitazioni che hanno consentito a
migliaia di insegnanti di ottenere il titolo per i passaggi di
cattedra e di ruolo.
Se si vuole risolvere il problema del precariato nell’arco del
prossimo triennio è opportuno che ognuno si assuma le proprie
responsabilità, e non solo a parole.