Il governo vuole concludere, anche ponendo la
fiducia. I docenti pronti a occupare le università. Arriva al Senato la legge di riforma degli atenei. I rettori appoggiano la protesta Giulio Benedetti, da Il Corriere della Sera del 27/9/2005
ROMA - L’anno accademico che sta iniziando
rischia di essere piuttosto agitato. Questa volta a scioperare, fare
assemblee e occupazioni più o meno simboliche saranno i prof, con
l’appoggio dei rettori, decisi a bloccare la riforma dello stato
giuridico voluta dal ministro Moratti. Stamani, infatti, nell’aula del
Senato inizia la discussione della legge destinata a regolare carriere
e lavoro nei 77 atenei del Paese. E’ una corsa contro il tempo. Dopo
circa due anni di dibattito, nel calendario di Palazzo Madama è
rimasta una manciata di giorni. Alla Camera, dove la riforma dovrebbe
tornare, c’è un po’ più di spazio, non molto però. Il governo sembra
deciso a concludere. Anche ponendo la fiducia. Ma il mondo accademico,
o almeno gran parte di esso, non vuole saperne. Per rettori, presidi,
sindacati, associazioni di professori serve una riforma, ma quel testo
non funziona. Molte sigle hanno proclamato agitazioni. Per il 28
settembre, ultima giornata di discussione al Senato, è stata
annunciata una manifestazione a Roma. I ricercatori - 23 mila - sono i
più determinati contro la riforma della Moratti: la vogliono
cancellare. I RETTORI - Nelle università i contrari sono ormai la maggioranza. C’è un fatto nuovo. I rettori che finora hanno puntato a un’intesa, tenendo a freno quanti volevano lasciare i tavoli del confronto e passare alla protesta, ora sono schierati contro. Hanno mutato atteggiamento quando la maggioranza ha applicato la regola che consente di spostare dalle commissioni all’aula una legge rimasta bloccata per 60 giorni. Piero Tosi, presidente della Conferenza permanente dei rettori (Crui) è preoccupato: «E’ stata troncata la discussione. Nelle università, purtroppo, c’è un grande malessere». I rettori denunciano anche la confusione e l’incertezza sugli emendamenti.
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