Sull’imam di Torino: «Non lo conosco, ma lui sa perché è stato rimpatriato» Pisanu: bimbi islamici nelle scuole italiane. Il ministro: la stessa istruzione a tutti i ragazzi di Fiorenza Sarzanini da Il Corriere della Sera del 9/9/2005
DAL NOSTRO INVIATO Ribadisce la necessità di «garantire la sicurezza dello Stato rispedendo nei Paesi d’origine chi mostra di avere collusioni con ambienti eversivi, anche se nei loro confronti non ci sono elementi sufficienti per ottenere l’arresto». Ma soprattutto rifiuta la possibilità che i ragazzi ricevano «un’istruzione diversa da quella prevista dalla nostra legge». La sua posizione è netta: «Io voglio un Islam italiano. Sono contrario a strutture parallele che ghettizzano e creano una sorta di enclave. I bambini devono frequentare le scuole statali». Una linea di fermezza che, dopo mesi di tensione, lo mette d’accordo con il ministro della Giustizia Roberto Castelli, anche lui volato a Newcastle per la riunione. Tanto che, incontrando i giornalisti in luoghi e momenti diversi, entrambi danno identica risposta alle accuse che arrivano dall’imam di Torino Bouriqi Bouchta, rispedito tre giorni fa in Marocco. La sua cacciata è un regalo alla Lega? «Meglio dire che è un regalo agli italiani», dicono in perfetta sintonia. Poi Pisanu va oltre. E quando gli si chiede perché Bouchta affermi di sentirsi tradito risponde seccato: «Quest’uomo è come la moglie cinese del famoso proverbio: è stata bastonata e soltanto lei sa perché. Lui conosce le motivazioni, la marmellata nelle sue mani non si vede, ma c’è. Non ho mai avuto a che fare con questo individuo, né direttamente né indirettamente», e così smentisce che all’imam sia stato chiesto di intervenire quando nelle mani delle Brigate verdi di Maometto c’erano Cupertino, Agliana e Stefio. Pisanu e Castelli assicurano che nessuno sarà mandato via «solo per avere espresso delle idee». E in questo modo rispondono, indirettamente, al leader dell’Unione Romano Prodi che ieri ha invitato a «chiarire i motivi dell’espulsione dell’imam di Torino». Il guardasigilli, poi, insiste sulla «necessità che sia cacciato chi sfrutta le garanzie offerte dai Paesi europei per incitare all’odio e al terrorismo». Mentre il ministro dell’Interno conferma che altri provvedimenti sono in fase istruttoria e non nega la possibilità «che questo esponga il nostro Paese anche ad azioni di ritorsione per le nostre decisioni». Non a caso si trova in linea con il collega britannico Charles Clarke che entro la fine del semestre britannico di presidenza dell’Ue vuole siglare l’accordo perché le espulsioni decise da ogni singolo Stato valgano in tutti gli altri «c’è l’intesa di massima - assicura Pisanu -, ognuno dovrà decidere come adeguarsi». Dal 7 luglio, giorno della strage di Londra, la Francia ha espulso 17 stranieri. Più complicata pare la trattativa per la conservazione dei dati telefonici e telematici. «Il vero problema - spiega Castelli - è quello dei costi altissimi per i gestori. Le nostre stime dicono che soltanto per archiviare le chiamate senza risposta servirebbero 100 milioni di euro». Il rischio di nuovo attacco terroristico in un Paese europeo, in particolare in Italia, non è sottovalutato da Pisanu, secondo cui la decisione del governo di non rimpiazzare i militari rientrati dall’Iraq «non ci mette a riparo, perché questi gruppi colpiscono strumentalizzando pretesti politici e religiosi nel luogo più propizio. Le motivazioni all’attacco si trovano dopo». |