Settimana decisiva per la riforma del secondo ciclo:
la Moratti attende i pareri di regioni e Cnpi.

Fuochi incrociati sulla secondaria.

No alla sperimentazione, ampio pacchetto di emendamenti

da ItaliaOggi del 13/9/2005

 

Più che calda, incandescente. Così si preannuncia, sul duplice fronte della riforma della scuola secondaria superiore e della sperimentazione, la settimana in corso. Tre, a seguire, gli appuntamenti clou: si comincia oggi con il tavolo tecnico cui parteciperanno rappresentanti di regioni e ministero (il secondo, dopo quello del 7 agosto) e si prosegue domani, salvo defezioni, con l'incontro tra i ministri dell'istruzione e degli affari regionali, Letizia Moratti ed Enrico La Loggia, e gli assessori. Presumibilmente questi ultimi, su mandato dei governatori e dopo aver valutato i risultati del lavoro effettuato dai tavoli tecnici, chiederanno che al decreto attuativo sul riordino del secondo ciclo vengano apportate sostanziali modifiche.
Ma resta il 15 settembre la data più attesa dal dicastero di viale Trastevere. La conferenza stato-regioni potrebbe infatti rifiutarsi nuovamente, come già aveva fatto il 28 luglio scorso, di esprimere il proprio parere su un decreto definito inapplicabile nonché ´lesivo delle competenze attribuite alle stesse regioni dalla Costituzione'.

Poche, sinora, le indiscrezioni trapelate in merito agli incontri: tra queste spiccano, però, la ferma opposizione a qualsiasi richiesta di sperimentazione da avviarsi a partire dal 2005-2006 (decisamente contrarie, per esempio, Toscana, Piemonte, Umbria, Campania; favorevoli, Lombardia e Molise) e l'intenzione, da parte delle regioni, di presentare una serie di emendamenti ai decreti attuativi della legge n. 53/2003 la cui delega al governo scade il 17 ottobre prossimo. Sul fronte della sperimentazione, tra l'altro, il Cnpi , il consiglio nazionale della pubblica istruzione, si esprimerà anch'esso entro il 15.

I nodi da sciogliere, oltre all'annoso e irrisolto problema delle risorse, riguardano perlopiù questioni di carattere tecnico-operativo quali la ridefinizione dei programmi dei licei economici e tecnologici, il destino degli istituti tecnico-commerciali, il governo della fase di transizione dal modello di scuola attuale a quello che la riforma vorrebbe ridisegnare, il valore e la spendibilità dei titoli in uscita, le reali possibilità di passaggio dal sistema dei licei a quello dell'istruzione e formazione professionale (e viceversa), il monte ore spettante alle regioni relativamente al canale liceale la cui gestione dovrebbe essere ripartita tra autonomie scolastiche, governo centrale e, per l'appunto, regioni. Questioni specifiche e dirimenti rispetto alle quali le regioni non sembrano essere disposte a cedere. L'ultima dichiarazione in ordine di tempo è quella della direttrice dell'ufficio scolastico regionale dell'Emilia Romagna, Lucrezia Stellucci: ´La riforma Moratti assolutamente non decollerà a partire da quest'anno scolastico.

L'intesa stato-regioni è stata messa in discussione e dunque, nell'immediato, non se ne farà nulla. Il testo deve essere modificato e quindi sottoposto al vaglio della "Conferenza unificata". Toccherà ora a Letizia Moratti decidere se accogliere o meno gli emendamenti.

Se il ministro dell'istruzione decidesse di intraprendere la strada della mediazione politico-istituzionale, le regioni potrebbero a loro volta optare per una linea più morbida ed esprimere ufficialmente il loro parere.

Certo, si tratterebbe pur sempre di un verdetto in maggioranza negativo ma utile a snellire l'iter della riforma.

In caso contrario, le regioni non esprimeranno alcun parere e ribadiranno l'irricevibilità del decreto sul secondo ciclo. Intanto, mentre manca poco più di un mese allo scadere della delega al governo, nessun testo è stato ancora inviato alle commissioni cultura di camera e senato, pur esse chiamate a esprimersi prima del pronunciamento finale del consiglio dei ministri.

E già trapelano intenti di proporre, proprio in sede parlamentare, nuove modifiche, anche per venire incontro alle critiche avanzate dagli industriali. Così che è sempre più difficile pensare che la riforma Moratti riesca a decollare prima della fine della legislatura.