La Precaria: da 16 anni mi sento dimezzata.
Lucia Jorio fa vacanze non pagate, non sceglie i
libri di testo.
E fino a settembre non sa dove insegnerà.
da
il Venerdì di Repubblica del 9/9/2005
MILANO. Precaria da 16 anni, a 41 Lucia Jorio -
docente di italiano in un istituto superiore di Seregno, si dichiara
«un po' avvilita».
«E pensi» racconta «che fu tutto per un solo anno. Dovevo laurearmi e
il mio relatore della Cattolica morì. Dovetti aspettare quello nuovo e
ricominciare. Mi dissi: pazienza, perdo un anno. Anche mia madre,
insegnante, mi disse: che sarà mai . . . Invece nel 1991 ci fu
l’ultimo concorso in cui diventarono di ruolo molti docenti liceali.
Dopo si bloccò tutto. Da allora ho fatto tre abilitazioni, ma ogni
anno aspetto per sentirmi dire che dovrò essere di nuovo una precaria.
Anche quest'anno non ce l’ho fatta. Torno ora dall’ufficio regionale
dove, per fortuna, mi hanno riassegnata alla stessa scuola. Una specie
di illusione di essere stabile»
Lucia Jorio non è sposata, vive con la madre. «Essere precario,
intanto, vuoi dire tante cose pratiche: non prendo stipendio a luglio
e agosto, non maturo contributi per quei mesi. Moltiplichi due mesi
per 14 anni e sono più di due anni “rubati”. Inoltre anche lo
stipendio, se mai entrassi in ruolo, viene adeguato solo per due terzi
dei lavoro svolto. Poi ci sono gli aspetti psicologici... »
Un precario non è un insegnante completo neppure quando lavora per
anni come se lo fosse. «Non posso scegliere i libri di testo, lo fa un
collega di ruolo per me. In alcuni, casi, mi è successo, nessuno ti
ascolta in consiglio di classe e sei più ricattabile dai dirigenti.
Oggi, per fortuna, lavoro in un istituto dove i colleghi sono solidali
e questi problemi li sento meno». Sul docente precario incombe anche
la riforma. Che riduce gli spazi liberi, le ore di studio o di
correzione, e fa del precario soprattutto una “unità oraria” che serve
a tappare buchi, riducendo il personale complessivo di un istituto. Il
tutto si aggrava se, come capita ai più, ogni anno si cambia scuola.
«I ragazzi, è inutile nasconderlo, ti considerano con minor rispetto.
Anche qui: nel mio caso un po' di meno, perché sono nella stessa
scuola da anni e probabilmente gli studenti hanno dimenticato che sono
precaria. Ma di solito è così. Con l'uso selvaggio di tutte le ore
disponibili e la riduzione dei personale, si creano casi curiosi:
capita che se un docente si assenta all'ultimo momento, magari per un
mal di testa, i ragazzi restano soli in classe, perché non c'è più
nessun, insegnante libero per sostituirlo. Una preside a Cologno mette
più classi tutte insieme in aula magna con un docente».
Gli amici di Lucia Jorio, per lo più, sono insegnanti. Di ruolo. «E
uno si sente sempre un po' meno. Un po' indietro». (ag.)