Comparto scuola:
contratto firmato.
Si è chiusa alle tre di notte, dopo quasi 15
ore di lavoro, la trattativa per il contratto del secondo biennio
economico. Anche Gilda ha sottoscritto l'accordo.
R.P.
da
La Tecnica della Scuola
del 22 settembre 2005
Un milione di dipendenti della scuola
ha finalmente il nuovo contratto economico: l’accordo è stato
siglato nella tarda serata del 21 settembre e prevede aumenti a
regime fra i 70 e i 150 euro mensili, a seconda dei diversi
profili professionali e delle diverse fasce di anzianità.
Le previsioni della vigilia sono
state così rispettate.
"Ci presenteremo al tavolo con la
penna in mano, pronti a firmare non appena possibile" aveva
dichiarato in apertura poche settimane fa il segretario nazionale
di UilScuola Massimo Di Menna.
"Sono ottimista, si chiuderà in tempi
brevissimi" aveva detto pochi giorni fa al nostro giornale il
segretario di Cgil-Flc Enrico Panini.
La rapidità con cui si è arrivati
alla conclusione è legata a due fattori.
Intanto c’è da considerare che la
trattativa attuale non è altro che la concreta applicazione di
quanto già previsto dall’accordo Governo-Sindacati del 27 maggio
scorso (aumento retributivo pari al 5,01%, come per tutti gli
altri dipendenti pubblici).
In secondo luogo il contratto appena
siglato ha carattere puramente economico anche se il Ministero
aveva tentato fino all’ultimo di inserire fra i temi in
discussione anche la questione della funzione tutoriale. L’aumento
più consistente è legato alla quota del 4,31% che l’accordo
generale di maggio metteva a disposizione per tutto il pubblico
impiego.
Il restante 0,7% è legato alla
approvazione della legge finanziaria del 2006, ma in realtà i
risparmi di sistema degli anni 2003 e 2004 (380milioni di euro per
i docenti e 33 per il personale ATA) consentiranno di fatto di
"anticipare" le risorse corrispondenti.
"Siamo soddisfatti – dichiara il
segretario nazionale di UilScuola Massimo Di Menna – in questo
modo insegnanti e personale ATA potranno ricevere gli aumenti già
entro il mese di dicembre"
"Ma – prosegue Di Menna –deve essere
chiaro fin da ora che non accetteremo che il Governo usi la legge
finanziaria per mettere in discussione questo risultato".
Il riferimento è alle voci delle
ultime ore secondo le quali il Ministero del Tesoro starebbe
pensando ad una norma che differisca di un anno o due gli aumenti
dovuti ai dipendenti pubblici.
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