Protagonista un maestro elementare del senese .
In catene per protesta.
Si incatena davanti alla sua ex scuola
Adriano Fontani ha protestato contro un trasferimento
causato da un dissidio con i genitori di alcuni suoi ex alunni
testimoni di Geova.
da
Il Corriere della Sera del
12/9/2005
SIENA - Fine delle vacanze estive per circa 9
milioni di studenti. Per gli insegnanti, invece, le classiche riunioni
pre-inizio avevano anticipato di qualche giorno l'evento. Che molte
persone non tornino a scuola col sorriso sulle labbra è normale, ma
nel senese un maestro di scuola elementare, Adriano Fontani, nel suo
primo giorno di lezione ha dato vita a un'iniziativa su cui non si può
scherzare: si è incatenato per tre ore davanti alla «Giovanni Pascoli»
di Buonconvento. Si tratta dell'istituto dove ha insegnato per 30 anni
e dove vorrebbe continuare a operare, ma le autorità scolastiche gli
hanno imposto il trasferimento forzato presso una scuola elementare di
Siena, in cui si è recato per lavorare terminata la protesta
Adriano Fontani, 19 anni fa, abbandonò la sua congregazione religiosa,
quella dei Testimoni di Geova, «guadagnandosi» una condanna per
apostasia. Da allora, oltre a fare il maestro, opera per conto di
organizzazioni che aiutano chi, come lui, ha deciso di abbandonare
quella che non esita a definire «una setta»: per molte persone
l'abbandono della congregazione può significare l'addio a amicizie e
perfino rapporti parentali, con ovvie pesanti ripercussioni
psicologiche.
Nella scuola di Buonconvento, Fontani aveva anche due alunni testimoni
di Geova. I loro genitori non tolleravano che il maestro dei loro
figli fosse un «fuoriuscito» ed erano riusciti ad ottenere il
trasferimento dei bambini in un'altra classe. La cosa ha scatenato una
dura reazione presso le famiglie degli altri alunni di Fontani, con
tanto di raccolta di firme a sostegno di quest'ultimo (all'iniziativa
hanno aderito anche genitori di alunni musulmani). Il caso Fontani ha
destato talmente tanto scalpore da finire al centro di
un'interrogazione parlamentare, presentata il 10 marzo scorso
dall'onorevole Giovanna Bianchi Clerici al ministro dell'Istruzione
Letizia Moratti.
Fontani è stato oggetto di ripetute ispezioni
scolastiche e persino a visite mediche per accertare la sua idoneità
all'insegnamento. Finché si è giunti al trasferimento.
«Mi sono incatenato per tre ore - ha dichiarato il maestro - perché
ritengo di essere stato discriminato dalla scuola e perché sono
dispiaciuto di non vedere più i miei ex alunni. Volevo salutarli, e
loro, con i loro genitori, mi hanno dimostrato tutta la loro
solidarietà e il loro affetto. Entro due giorni presenterò ricorso al
Giudice del Lavoro». Uno degli ispettori che si era recato nella
scuola di Buonconvento per verificare che Fontani non facesse nulla di
nocivo nei confronti dei propri alunni aveva stilato un documento che
elencava in 6 punti quei principi che attribuiscono ruoli ben precisi
a insegnanti, allievi e genitori, oltre i quali non si può sconfinare.
Il documento sottolineava soprattutto che «la possibilità di scelta
delle famiglie si fermava al tipo di scuola (normale o tempo pieno) e
a materie opzionali, ma che nessuna scelta era ammessa sui docenti e
che in nessun caso questi ultimi potevano essere valutati in ragione
del loro credo religioso, della loro razza o della fede politica».
Il paesino di Buonconvento si è letteralmente
mobilitato per manifestare a difesa di un maestro considerato da
alunni e genitori un ineccepibile educatore. Tra i promotori di
petizioni pro-Fontani, anche le famiglie musulmane di ex scolari che
hanno affermato: «Fontani ha sempre rispettato la nostra religione nel
confronto tra culture diverse e i nostri figli non sono mai stati
messi in imbarazzo. La scuola pubblica è laica, cosa c'entra con la
religione? Allora anche noi musulmani potremmo rifiutare di mettere i
nostri figli in classi dove ad insegnare sono insegnanti cattolici
praticanti».