I dati Ocse sottolineano di nuovo la scarsa
progressione
degli stipendi dei professori italiani in relazione al merito.
Docenti, la carriera che non c’è.
Stretta finale per il contratto: si ipotizzano
aumenti di 130 euro lordi.
Luigi Illiano e Alessia Tripodi, da
Il Sole 24 Ore
del 17/9/2005.
I docenti italiani continuano a brillare per
assenza di carriera e stipendi troppo bassi. Anche quest’anno l’Ocse
conferma il ritardo del nostro Paese nell’introduzione di meccanismi
d’incentivo economico per chi sta in cattedra e ribadisce, cifre alla
mano, che i nostri professori sono tra i peggio pagati d’Europa. E il
responso arriva proprio mentre è in corso la trattativa per il rinnovo
del biennio economico 2004/2005 del contratto della scuola che
interessa, fra gli altri, circa 820mila insegnanti.
Le cifre. Secondo i dati del rapporto «Education at a glance 2005»
appena diffuso daIl’Ocse, lo stipendio annuale di un insegnante
italiano con 15 anni di servizio non supera i 30mila dollari, contro i
40mila di spagnoli e inglesi, i 50mila dei tedeschi, i quasi 60mila
degli svizzeri e gli 80mila guadagnati in anno dai docenti delle
scuole lussemburghesi.
Nella classifica delle retribuzioni, l’Italia supera l’Islanda, il
Messico e la Repubblica Ceca, mentre gli stipendi in Svezia e Grecia
sono quasi uguali a quelli italiani. L’Ocse sottolinea che anche
l’esperienza professionale influenza il salario, ma i modi e i tempi
dei riconoscimenti variano molto da Paese a Paese. Gli insegnanti
delle scuole secondarie inferiori di Australia, Danimarca,
Inghilterra, Nuova Zelanda e Scozia raggiungono il massimo stipendiale
dopo 7-9 anni dall’inizio della carriera, mentre in Italia, Repubblica
Ceca, Francia, Grecia, Ungheria. Giappone e Corea non si arriva al
gradino più alto prima dei 30 anni di servizio.
La carriera. Secondo il rapporto, dal 1996 aI 2003 le buste paga dei
prof a inizio carriera sono aumentate più velocemente di quelle di
altre categorie di lavoratori. Per l’Ocse la ragione di questo
fenomeno sta nella volontà di attrarre nuovi insegnanti: gli
incrementi maggiori sono avvenuti in Australia, Danimarca.
Inghilterra, Finlandia e Scozia, mentre l’Italia si piazza a metà
classifica. Anche perché nel nostro Paese la progressione
professionale, ossia il riconoscimento economico del merito, resta un
tabù. Gli scatti stipendiali sono legati soltanto all’anzianità di
servizio. Un percorso, quindi, totalmente piatto. In aggiunta al
salario base, molti Paesi Ocse hanno messo a punto meccanismi di
incentivi legati al merito, sia sotto forma di aumenti economici che
in termini di riduzione del numero delle ore di insegna mento. I
“premi” in denaro sono attribuiti in base al livello di formazione
(per esempio, a coloro che insegnano più materie) ma possono dipendere
anche dalle particolari condizioni ambientali in cui si lavora (aree
disagiate) o dal possesso di competenze per il lavoro con studenti
diversamente abili. La riduzione dell’orario, invece, può essere
subordinata, per esempio, all’impegno in attività speciali, come la
supervisione di attività formative per altri docenti.
Contratto. Dirittura d’arrivo per la trattativa per il rinnovo del
biennio economico 2004/2005, ripresa a venti mesi dalla scadenza, e
proseguita in questa settimana con incontri tecnici per definire cifre
e percentuali. La discussione con i sindacati, sulla base di una bozza
di articolato presentata dall’Aran (Agenzia per la contrattazione nel
pubblico impiego) è ancora su un livello generico e si è incentrata
sugli aumenti tabellari della retribuzione di base e accessoria, sugli
effetti degli incrementi anche sulle altre voci e sulla distribuzione
della quota di “produttività’. In concreto, sembrano confermate le
proiezioni che descrivono un aumento medio in busta paga di 130 euro
mensili lordi, corrispondenti a 80-90 euro netti. L’accordo riguarda
oltre un milione di lavoratori tra docenti e personale Ata
(amministrativo, tecnico, ausiliario). Il confronto ripartirà il
prossimo martedì 20 settembre, quando le parti potrebbero decidere di
andare avanti a oltranza, fino alla firma dell’intesa. La volontà di
siglare il contratto in tempi brevi consentirebbe a insegnanti e Ata
di ritrovare gli aumenti già negli stipendi di dicembre.