IN CATTEDRA

«Prego, mi illustri l’autonomia»

L’assalto degli aspiranti presidi.

«Un personale progetto di vita» da tirar fuori.

E qui, il prof di liceo cominciò a divagare

G. Tes. Il Corriere della Sera del 19/9/2005

 

Saranno presidi. Non tutti certo. Erano mille e 92 gli insegnanti lombardi che hanno preso d'assalto l’istituto comprensivo Cavalieri, in via Anco Marzio. Mica pochi per accaparrarsi qualche posto da manager della scuola, sempre sull’orlo di una crisi d’autonomia (tutti), di identità e di prestigio (molti). Così almeno raccontano nei corridoi. Mille e più apprendisti presidi, pronti a scommettere il loro futuro su due temi pensati a livello regionale. Due giorni, due scritti. L’8 settembre, giorno di infausta memoria bellica, in locandina c’era il «saggio». Non necessariamente breve (come quello che devono svolgere i loro studenti all'esame di maturità), preferibilmente esaustivo. Il giorno successivo toccava a un non meglio specificato «progetto». Problematiche lombarde. Linguaggio ministeriale. Possibilità di non colpire il bersaglio altissime. Passi per il «saggio». «Illustri il candidato come il dirigente scolastico possa contribuire a migliorare la qualità dell’offerta formativa». «Ma come si fa a progettare l’improgettabile!», s’infervora il candidato. Già: «Il candidato elabori un progetto atto ad illustrare come si possano conciliare l’autonomia progettuale della scuola di ordine primario o secondario con la responsabilità formativa dei docenti nel sostenere l'alunno ad elaborare, esprimere, realizzare un personale progetto di vita».

Per ognuno dei 25-29 alunni che l'insegnante ha in classe, c’è «un personale progetto di vita» da tirar fuori. E qui, il prof di liceo aspirante preside incominciò a divagare, parlando di tutto e di niente, della bellezza della libertà, dei sogni che aveva il primo giorno di scuola. «Quel titolo così oscuro, ingarbugliato, tardo-burocratico-romantico, perfetto per parlare di filosofia». A margine, veniva estratta la lettera dell'alfabeto per gli ammessi agli orali: è la «q», e fatto curioso, sono appena in tre con l’iniziale sorteggiata.