Vae Victis!

2° Ciclo: verso la conclusione.

dall'ADI, 1/10/2005

 

I PROTAGONISTI

La storia dirà se le Regioni hanno vinto in questo lungo match con il Miur o se hanno solo ceduto “al movimento”, decidendo in anticipo l'affossamento di tutta la riforma.

Ma andiamo con ordine.

Con un vero e proprio colpo di scena il 15 Settembre il Ministro ha accolto tutti gli emendamenti, fino ad allora negati, agli art. 27 e 28 proposti dalle Regioni per bocca dell'Assessore del Lazio Silvia Costa, Coordinatrice degli Assessori regionali.

In sostanza il Ministro ha concesso:

  • il rinvio dell'inizio dell'applicazione del decreto all'anno scolastico 2007/08;

  • il ritiro della sperimentazione;

  • l'esplicita attribuzione alle Regioni di tutta la responsabilità realizzativa del 2° ciclo;

  • l'impegno ad iniziare da subito il processo di decentralizzazione delle risorse finanziarie e del personale della scuola agli enti territoriali (ex art.118 della Costituzione);

  • l'assicurazione di un avvio contemporaneo dei due canali di istruzione e istruzione e formazione professionale (“integrità dell'offerta”).

A questo punto ci si poteva aspettare che la Conferenza unificata, pur ribadendo , giustamente e per fortuna, il parere negativo sullo schema complessivo di decreto, desse una “valutazione positiva” sui due articoli emendati secondo le proprie richieste.

Ciò non è avvenuto. Con un intervento secco e senza appello, il Presidente della Conferenza dei Presidenti, Vasco Errani (Emilia Romagna), ha da un lato confermato il “parere fermamente negativo” sullo schema di decreto, e dall’altro si è limitato ad esprimere un semplice “apprezzamento” per la scelta del Governo di accogliere le loro richieste sugli articoli 27 e 28. In ogni caso deve essere sottolineato che il parere è stato espresso, ed è, per il Governo, meglio della secca richiesta di ritiro del decreto avanzata il 14 luglio. Ciò nonostante questo atteggiamento della Conferenza Unificata non aiuta a fare decollare un dibattito, che è stato finora asfittico e impostato sostanzialmente su rivendicazioni di volta in volta corporative, di conservazione dell'esistente o solo quantitative, quali:

  1. mantenimento delle condizioni pre L.53/03,

  2. potenziamento e/o mantenimento degli organici e immissioni in ruolo di tutti i precari,

  3. maggiori finanziamenti;

Un dibattito sostenuto da un movimento che chiede tout court l'abrogazione della legge 53/03, per ricominciare tutto da capo, senza avere però maturato risposte alle domande relative ai problemi più gravi dell'istruzione in Italia.

 

LE TAPPE CONCLUSIVE

Le tappe conclusive del decreto sono il parere delle commissioni di Camera e Senato, emesso contestualmente al parere sul decreto relativo alla Formazione e al Reclutamento dei docenti. Due decreti che costituiscono i punti più bui di tutta la riforma.

L'audizione dell'ADi su entrambi è stata il 26 settembre alla Commissione del Senato e il 29 settembre alla Commissione della Camera.

In quella sede l'ADI ha presentato le critiche che sono state ampiamente documentate su questo sito.

Il decreto tornerà quindi al Consiglio dei Ministri che lo deve licenziare entro il 17 ottobre.

A quel punto il Governo potrà accogliere o respingere le varie proposte, tra cui gli emendamenti del Ministro Moratti.

Non è un segreto che i partiti di maggioranza, in particolare Forza Italia, siano stati contrariati da alcune delle concessioni fatte dal ministro, come il rinvio della riforma e della sperimentazione, senza ottenere nulla in cambio, e fanno pressione perché non siano deliberate nella stesura definitiva utilizzando anche il loro parere nelle commissioni parlamentari .

Non va dimenticato, a questo proposito, che le 4 Regioni governate dal centro destra, Lombardia, Veneto, Sicilia e Molise, hanno fatto mettere a verbale che “apprezzando anch'esse l'avvenuta riapertura del confronto politico istituzionale, esprimono parere favorevole sull'articolato del decreto e sulle modifiche emendative proposte dal Miur che delineano le condizioni di processo per l'attuazione dei nuovi ordinamenti nel rispetto delle competenze regionali. Per tali ragioni le suddette Regioni valutano negativamente il rinvio della data di partenza sia della sperimentazione che della riforma.”

Queste posizioni hanno pesato sul parere della VII Commissione del Senato emesso il 29 settembre, che in conclusione contiene questa affermazione: “Si invita il Governo a considerare l'opportunità di avviare una sperimentazione nazionale dei nuovi percorsi formativi ai sensi dell'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999 a partire dall'anno scolastico 2006-2007 nel rispetto dell'autonomia delle singole scuole."

In ogni caso, qualunque sia il decreto che verrà licenziato dal Consiglio dei Ministri entro il 17 ottobre, le elezioni della primavera prossima lo ingoieranno. Ciò che ora appare fondamentale è la predisposizione di un qualificato progetto che non lasci allo sbando la scuola secondaria italiana per i prossimi cinque anni.
Su questo l'ADi è da tempo impegnata (basti ricordare il seminario internazionale del marzo 2004 “Il dilemma dell'istruzione tecnica e professionale") e presenterà un articolato progetto nel corso del convegno internazionale del 24 e 25 febbraio 2006: “Scuola: tre nodi da sciogliere per la prossima legislatura” .