Secondo ciclo/1. Istituti neo-tecnici o Licei? da TuttoscuolaNews N. 216, 24 ottobre 2005
Le novità nell'assetto curricolare dei licei, soprattutto di quelli tecnologici, introdotte nell'ultima versione del decreto legislativo sul secondo ciclo sono di tale rilevanza e consistenza da far sorgere il dubbio che il governo sia andato, con questa operazione, addirittura al di là delle richieste di valorizzazione della cultura tecnica ripetutamente avanzate nelle scorse settimane da Confindustria e da altre 15 organizzazioni dei datori di lavoro. Per rendersene conto basta leggere i nuovi quadri orari, e le relative discipline, consultabili nel sito del MIUR, assieme al testo del decreto e ad altri documenti: il peso orario dell'area tecnica è diventato preponderante. Certo è che il progressivo processo di ricostituzione di una ben precisa e visibile area tecnica (o "vocazionale", un anglicismo che significa letteralmente "professionale") all'interno del sistema di istruzione è approdato ad un esito che un anno fa - all'inizio del confronto sulla struttura e sui contenuti degli otto licei previsti dalla legge n. 53/2003 - sarebbe stato imprevedibile. Da una prima ipotesi che contemplava in pratica la non articolazione in indirizzi del liceo tecnologico (e anche di quello economico), in nome della piena e compiuta licealizzazione di questi percorsi, si è passati a un modello che prevedeva per il liceo tecnologico otto indirizzi, con un'area di discipline tecniche specifiche di 330-363 ore annue nel triennio, per poi passare, nell'ultima e definitiva versione, a nove indirizzi (è stato aggiunto quello grafico), con un eclatante incremento dell'area tecnica, salita fino a ben 561 ore annue. E senza quelle alternative opzionali che comparivano nella versione intermedia, e che la rendevano più flessibile e personalizzabile. A questo punto c'è davvero da chiedersi se siamo in presenza di licei oppure di veri e propri istituti tecnici, o neotecnici, inseriti nel "sistema di istruzione" solo per sottrarne il governo strategico alle Regioni. L'impressione è che il "doppio canale" sia stato realizzato tutto, o quasi, all'interno del sistema liceale, e che per il "sistema di istruzione e formazione" non ci siano reali chances competitive: una scuola per studiare (i licei), una scuola per lavorare (istruzione e formazione professionale). Quasi come un viaggio indietro nel tempo, a prima del 1962, quando c'erano la media e il liceo da una parte, l'avviamento professionale dall'altra. |