La Camera dà il via libera con 259 favorevoli della Cdl, l´Unione lascia l´aula. Montecitorio circondata per ore dai manifestanti
 

Atenei, sì alla riforma tra risse e sit in .

Centomila in piazza, studenti e professori contro il ministro.
Davanti a Montecitorio si sfiora lo scontro tra An e manifestanti.
 La Lega: intimidito anche Calderoli

Mario Reggio  la Repubblica del 26 ottobre 2005

 

ROMA - In piazza vincono gli studenti, i ricercatori, i docenti. A Montecitorio la spunta la Moratti, che si allontana dall´aula accompagnata dall´incitamento da stadio della maggioranza: «Letizia, Letizia». Passa, quando manca un quarto d´ora alle nove di sera, il disegno di legge sul nuovo stato giuridico dei docenti universitari. Lo vogliono in pochi, lo votano in tanti.

Nell´aula di Montecitorio la giornata non è stata meno calda di quella che si è vissuta lungo le strade che portano da piazza Esedra a piazza Navona, dove hanno dominato gli slogan contro Moratti-Berlusconi, i caschi, la musica ska, l´abbigliamento «sciolto» di decine di migliaia di giovani. Alla Camera l´atmosfera si è scaldata subito: l´opposizione ha presentato subito due pregiudiziali. La prima sull´incostituzionalità di un comma dell´articolo 1 che lede il diritto all´autonomia degli atenei, votato anche dalla maggioranza in Commissione Affari Costituzionali. Le seconda relativa alla mancanza della copertura finanziaria. Niente da fare. La Cdl è decisa a tutto: presenti tutti i ministri del governo Berlusconi, compreso il premier, e banchi della maggioranza pieni. È chiaro che il governo non vuole passi falsi. E va avanti senza tentennamenti. Il presidente Pier Ferdinando Casini contingenta i tempi degli interventi. La tenue speranza dell´opposizione di un suo intervento si scioglie come neve al sole. L´opposizione tenta di rallentare i tempi di discussione.

Dalle strade di Roma arriva la notizia che il grande corteo si sta avvicinando a Largo Argentina, e che ci sono state le prime scaramucce. C´è il pericolo che i «contestatori», riescano davvero a cingere d´assedio i palazzi del potere. Il 25 ottobre 2005 sarà ricordato come una giornata senza fine. Tutto comincia alle nove e mezza di mattina alla stazione Termini: i vigili urbani deviano il traffico. Segno che di gente ce n´è tanta. Ed è vero. La stragrande maggioranza sono studenti delle scuole superiori. Ma lo scossone lo dà il corteo che arriva dalla Sapienza. Arriva compatto come una falange che sembra portare per mano un grande Tir. In testa lo striscione: «Il nostro tempo è qui, comincia adesso». Nessuna bandiera. Saranno diecimila. Alla fine della giornata le cifre ballano: 50 mila, 100 mila, 150 mila. Ma non ha grande importanza. Il rettore della Sapienza è al sit-in davanti a Montecitorio assieme a molti docenti e ricercatori. Gli studenti vogliono arrivare proprio lì: assediare i palazzi del potere, dove si sta decidendo una parte del loro futuro. Su Roma brilla un sole caldo. «Il sole di Austerlitz», azzarda un ricercatore, ovviamente precario, di Storia Contemporanea alla Sapienza, il più grande ateneo d´Europa.

Tutto fila liscio fino a piazza del Gesù. Poi la tensione sale. Molti studenti si calcano in testa il casco, alcuni si coprono il volto con i fazzoletti. In duecento "virano" verso via di Torre Argentina. Lo scontro con i poliziotti è inevitabile. I fumogeni rossi e blu, quelli da stadio, accesi dagli studenti creano una situazione da Blade Runner. I manganelli colpiscono duro. Poi tutto si blocca. «Sono bravi ragazzi», commenta un funzionario della Questura. Poi, alla spicciolata, gli studenti a centinaia arrivano davanti alla Camera. Urla, slogan, insulti, «fascisti, mafiosi, andate a lavorare», all´indirizzo dei parlamentari della maggioranza. Il leghista Calderoli si lamenta di essere stato intimidito dai manifestanti. Le botte continuano a Largo Chigi. Bilancio della giornata: otto feriti. Tra questi un cameraman di Telenorba, picchiato da due agenti mentre riprendeva il pestaggio di uno studente. In serata la questura di Roma scarica i due poliziotti: «Hanno agito di loro iniziativa». A Montecitorio il dibattito è agli sgoccioli. Il voto finale è rinviato. Anzi no. La maggioranza decide che è ora di chiudere la partita. Si vota. L´opposizione abbandona l´aula. Il decreto passa con 259 voti. Il ministro Moratti: «Ha vinto la nostra azione di rinnovamento». Gli studenti ripuliscono piazza Montecitorio, poi tornano in corteo alla Sapienza. Il Palazzo ha chiuso la partita. Nelle università la protesta continua.