Al Miur si lavora allo schema di dlgs sul
secondo ciclo dell'istruzione.
Parla il presidente del Cnpi.
La formazione tecnica va al restyling.
Cantalini: la riduzione delle ore di laboratorio
sarà penalizzante
da
ItaliaOggi del
6/10/2005
Si gioca la partita del
futuro della riforma del secondo ciclo di istruzione. Da un lato del
campo c'è il ministero dell'istruzione. E dall'altro ci sono i
sindacati, Confindustria e le categorie dei professionisti, come per
esempio i periti industriali. Che da sempre sono particolarmente
interessati alla formazione di base dei futuri tecnici.
Proprio per questo motivo il Cnpi ha inviato una lettera al ministro
Letizia Moratti elencando punti di condivisione e strumenti per una
riflessione propositiva dello schema di decreto legislativo
concernente le norme generali e i livelli essenziali delle prestazioni
sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione.
Proprio in questi giorni al Miur si sta lavorando per recepire o meno
le richieste formulate ed emendare eventualmente il provvedimento. Al
presidente del Cnpi Berardino Cantalini abbiamo chiesto che cosa ne
pensa dei restyling della scuola.
Domanda.
L'Unione europea si è posta a Lisbona l'obiettivo di essere la società
della conoscenza più forte e competitiva entro il 2010. Siamo sulla
strada giusta? I sistemi educativi sono sufficientemente armonizzati?
Risposta.
Il processo volto a uniformare i sistemi educativi europei ha avuto
una significativa accelerazione dopo Lisbona, ma a oggi manca una
chiara consapevolezza sulle caratteristiche peculiari delle offerte
formative in ogni paese, cui fa seguito una pericolosa
sottovalutazione delle esigenze curriculari richieste dal mercato.
D.
La scuola non è stata già abbondantemente trasformata dall'entrata in
vigore dell'autonomia scolastica?
R.
L'introduzione dell'autonomia scolastica non può essere considerata
una soluzione ai mali dell'istruzione secondaria: non si può affidare
solo alla discrezionalità (alcune volte addirittura insindacabile) dei
singoli dirigenti scolastici l'individuazione dell'offerta formativa.
Bisogna, invece, riconoscere la necessità di individuare proprio in
sede di legislazione nazionale quelle griglie generali di formazione e
di profilo curriculare, necessarie per conseguire un serio e omogeneo
risultato educativo.
D.
Questa nuova riforma soddisfa le aspettative degli istituti tecnici?
R.
È indubbio che lo schema di decreto legislativo corre il rischio di
disperdere il patrimonio formativo acquisito. Si può leggere una
incoerenza tra le definizioni del liceo tecnologico (art. 10), in
particolare là dove si precisa che deve "assicurare lo sviluppo della
creatività e della capacità progettuale e la padronanza delle
tecniche, dei processi tecnologici e delle metodologie di gestione
relative", con l'eliminazione dell'insegnamento del diritto (o di
elementi del diritto) e la sostituzione di tale materia con la ´filosofia',
ovvero, in maniera ancora più significativa, con la drastica riduzione
delle ore di officina e di laboratorio. È indubbio che l'esigenza
avvertita di comprendere le tematiche storico-sociali possa essere
assicurata dallo studio della "storia", con adattamento del programma
anche in relazione alle tipologie di "licei", premiandone le singole
specificità; mentre inutile resta l'inserimento "forzoso e
inspiegabile" della filosofia: è naturale che per predisporre un
progetto è necessario anche conoscere le norme del diritto di
proprietà e dei diritti reali, le specifiche prescrizioni della
normativa urbanistica, elementi di diritto amministrativo.
L'eliminazione di tale insegnamento e la riduzione delle ore di
laboratorio e officina inciderà negativamente sulla formazione
curriculare dei diplomati e sullo stesso percorso (in)formativo,
tradendo le caratteristiche del liceo tecnologico.
D.
Quali rischi si corrono attribuendo alle regioni poteri reali in
ordine all'organizzazione scolastica e alla gestione degli istituti
scolastici in formazione?
R.
Una eccessiva "regionalizzazione" dell'istruzione professionale
potrebbe avere risultati negativi per lo standard di preparazione
richiesto dal mercato.
D.
L'indicazione degli otto licei non costituisce una proliferazione di
indirizzi e non si rischia di non cogliere l'alternativa rispetto agli
istituti professionali (tecnologico, artistico, economico)?
R.
Proprio per cogliere la novità, è opportuno seguire le indicazioni
offerte dal nostro Consiglio nazionale in ordine al percorso formativo
del liceo tecnologico, qui non possono essere abbandonate o
dimenticate quelle materie che nella loro specificità non sono
attribuibili alla sfera degli istituti professionali e che, invece,
sono indicative dal rapporto profondo tra il ´conoscere' e il ´saper
fare'. È opportuno ricordare che proprio la conferma di queste materie
(officina, laboratorio e diritto) aiuterà nella scelta successiva
dell'università, continuando un percorso formativo già iniziato al
liceo.