Piovono riforme, governo ladro.
Gianfranco Pignatelli,
CIP del
16/10/2005
Riforme come se piovesse. Devastanti come bombe.
Al cospetto di un'opposizione inebetita e ad un Paese che conta quanti
giorni mancano alla primavera del 2006. Sarà un altro 25 aprile, la
liberazione da una destra, s'è possibile, ancora più volgare, incolta
ed incapace di quella di sessant'anni fa. Attraverso le TV hanno
purgato le coscienze, con la propaganda di regime hanno manipolato il
consenso e, non riuscendoci appieno, hanno concepito una legge
elettorale truffa.
La furia belluina s'è accanita anche sulla scuola. Lì il pestaggio dei
diritti e delle libertà è stato brutale e reiterato. Vigliaccamente
sono stati colpiti i più deboli, alunni e lavoratori precari.
Con la maschera da innocua ed inetta, la Moratti ha realizzato la
d-istruzione. Lo ha fatto varando provvedimenti vessatori d'ogni tipo
e concependo la sua riforma, quella che prevede una scuola con ridotte
quantità e nessuna qualità. Agli insegnanti ha cancellato le priorità
acquisite negli anni, sottovalutando il servizio e sopravvalutando i
titoli acquistati in quell'emporio di privilegi al quale s'è ridotta
l'università; ha etichettato come eccellente ciò che non aveva
selezione né in entrata né in uscita, ma solo il prezzo economico più
alto; ha falcidiato aule, cattedre e tempo scuola; ha dirottato
risorse dalla scuola statale ai diplomifici; ha creato circa 60mila
nuovi precari attraverso percorsi abilitativi istituiti per compiacere
le lobby universitarie e foraggiare gli atenei; ha incentivato il
cannibalismo professionale, dapprima, obbligando gli insegnanti in
ruolo al full time e spingendoli, poi, allo straordinario che sottrae
anche gli spezzoni orari ai precari; ha assestato colpi letali senza
precedenti alla qualità e laicità dell'istruzione; ha concepito una
scuola che nega per sempre opportunità di riscatto sociale e culturale
a chi sa ed ha di meno.
Nell'università voluta dal ministro, si ricerca poco e si svende
tanto. Gli atenei, ridotti a discount, avidi più di denari che di
sapere, hanno saputo interpretare la peggiore e più antica attitudine
della destra nostrana: quella di avvantaggiare i più ricchi e potenti,
rappresentando i privilegi di casta e censo. La destra ha trasformato
l'istruzione statale da servizio dovuto a bene venduto. Per tutto c'è
un prezzo: lauree lunghe o brevi, master, stage, perfezionamenti,
abilitazioni e quant'altro. Quale che sia il percorso, le risorse da
investire non sono più intellettuali e motivazionali ma economiche. Lo
studente-acquirente è indennizzato con l'eccesso di permissività e l'autoreferenzialità
spacciata per inoppugnabile indizio di qualità. In questa prospettiva,
venerdì scorso, ministro e premier ci hanno assicurato che, con la
formula 3+2, l'università formerà nuovi precari, più eccellenti e più
giovani. Magari da invecchiare con i ribaltoni normativi che non
mancano mai. Per loro, a titolo promozionale, l'art.5 riserva il 50%
dei posti che si renderanno disponibili. Peccato che, lo stesso
giorno, un altro decreto d'attuazione della riforma non prevedeva
disponibilità ma solo tagli. Ma tanto, tra luci e taccuini, perle e
cerone, barzellette e amenità, chi vuoi lo abbia notato.
Intanto, in attesa della nuova liberazione, sarebbe utile sapere quali
sono le proposte dell'Unione per l'istruzione. Quella di chi sostiene
che le riforme della scuola non si fanno ad ogni cambio di maggioranza
o quella che rigetta in toto i deliri revisionistici della Moratti?
Avremo ulteriore precariato in uscita dai percorsi abilitativi
introdotti dall'art. 5 della riforma Moratti? I diritti dei precari in
attesa, da sempre, di definitiva assunzione saranno salvaguardati o
ribaltati ed azzerati? Da cittadino e da precario della scuola vorrei
votare per una nuova liberazione e, ad un tempo, sapere quale futuro
avrà l'istruzione pubblica. E io con lei.