Alla ricerca di un posto perduto.
Chiara Cretella, Carmillaonline.com, da
Orizzonte scuola del
2/10/2005
La situazione dei precari dell’università, in
particolare delle facoltà umanistiche. Ne avete sentito già parlare,
ma a nessuno gliene frega niente di questi giovani che non smuovono
nulla nell’economia del paese
Quello che serve è manodopera a basso costo, qualcuno in grado di
adattarsi al modello neo-liberista, che decida consciamente di
scrivere cazzate. Di vendere aria, di abbassare costantemente il tiro
verso un'ignoranza diffusa e generalizzata, su cui far leva con
messaggi elettorali populisti, buoni solamente per le frasi scontate
dei baci perugina. Ridefiniamo il senso comune. Il buon senso, quello
che è carico del buonismo dell'adattamento, in cui la legge del più
forte schiaccia il più debole. Stare fermi e non dare fastidio sembra
essere la più comoda soluzione anche perché permette di non
schierarsi.
Il passaggio dalla teoria alla prassi si sta allargando a dismisura.
Un'inazione totale, perché totale è il senso di smarrimento di fronte
al Corpo-Stato che ci propone la stessa identica mutazione:
metamorfosi adattativa, trasformismo, ridefinire il linguaggio della
politica mischiando le carte delle barriere tra le opposizioni, esse
infatti arrivano a dire la stessa cosa, ad utilizzare gli stessi
slogan, senza che nessuno faccia una piega. La frase: Un presidente
operaio è solo l'apice di una poetica iniziata da molto. Lo slogan è
fare le scarpe al prossimo tuo come le farebbero a te stesso. Il
tacere dell'arte è solo la manifestazione più apparente di questi
tempi bui. Non c'è bellezza in monadi isolate che tentano
disperatamente di comunicare quanto altro è possibile. La Resistenza,
anche quella interiore, individuale, ha sempre un fine collettivo. Il
corpo è morto, la mente è agonizzante.
Dell'impossibilità cosa dire. La respiriamo tutti i giorni. Questa
impossibilità uccide. Cercare delle colpe per queste morti? Non dare
la caccia alle streghe mi si dice. Cosa ne sai tu del prossimo tuo?
Arrenditi, sei circondata. L'impasse è una situazione di stallo. Il
limbo è la non decisione, lasciarsi galleggiare in un mare indistinto,
che spesso è un mare di merda. Conosci altri volti però, e spesso sono
come il tuo. Volti dove la conoscenza ha solcato una ruga di tremenda
consapevolezza. Neanche alla mia gioventù è stato fatto dono della
rivolta. Uscita sia dai binari esistenziali di un vitalismo giovanile
sia da quelli sociali generati dal conflitto di classe, questa pace:
questo PACIFISMO, sembra essere l'espressione principale di un modello
acquiescente. Conflitto, contraddizione, che parole sono queste? Fanno
rima con guerra. E noi, non dimentichiamocelo, ci raccontano che siamo
in pace. Non stiamo facendo la guerra, no. Andiamo anche lì, tra la
disperazione dei civili, a portare la pace.
Confronta poi, mia cara, la nostra democrazia con la terribile
situazione di molti altri paesi. Almeno qui puoi dire quello che
pensi. Nessuno viene in casa tua ad ucciderti perché hai espresso
un'opinione. No, qui da noi ci ammazziamo da soli. Ci basta
imbracciare le armi della critica. Non serve più la repressione perché
il senso comune ha introiettato il modello della repressione e si
autodisciplina. Questo significa non più plateali epurazioni, ma
condizione comune di rifiuto da parte di tutti gli apparati
decisionali. Chi deve entrare deve avere una comprovata fede di
servilismo da dimostrare. La catena delle umiliazioni deve
conchiudersi in un percorso in cui tu non sei più l'Altro, vivo di una
tua autonomia di pensiero, ma sei diventato Altro da te. Sei diventato
come loro. Lo Stato capisce. Lo Stato, non è vero che non ci ascolta.
Sa benissimo il nostro malcontento, la nostra rabbia. La chiama
“disagio” e gira il dito imputando a colpevole il sistema scolastico.
Investire sulla formazione. Non ci dice le cose come stanno: Siete
carne da macello, vi siete laureati e abbiamo sbagliato a farvi
studiare. Non potendo tornare ai Borboni si decide di portare
all'estremo il modello: nasce la formazione infinita. Il giovane a cui
manca sempre qualcosa per essere pronto per il mondo del lavoro.
Hai un diploma? Ti manca una laurea. Hai una laurea breve? Non puoi
fare la professione, devi fare la specialistica. Hai la specialistica?
Ti manca un dottorato. Hai un dottorato? Ma non hai neanche un master,
uno stage che ci dica che tu sai adattarti a lavorare per noi. Hai un
master? Ti manca il praticantato. Ti senti pronto per insegnare ormai?
Ti manca la SSIS, praticamente un'altra laurea solo molto più costosa
e con l'obbligo di frequenza. Ma almeno questa servirà? Di certo non
ti diamo la cattedra. Ti sei guadagnato l'abilitazione ad inserirti
nel fondo di una graduatoria dove davanti a te ci sono le migliaia di
precari che aspettano da secoli il loro turno. Che fai? Puoi fare
causa al tuo compagno! Così se dimostri che il suo punteggio è più
basso del tuo, puoi eliminarne uno. Come il Grande Fratello! Si aprono
i ricorsi, le cause legali, si creano alleanze trasversali. Sissini
contro precari, associati contro ricercatori e via dicendo. Le
statistiche di mio fratello, giovanissimo laureato in Economia: Mi
presento all'esame da guardia forestale. Seimila iscritti. Diciamo un
dieci per cento gli muore un parente e non si presentano. Cinque per
cento si rompono una gamba. Quindici per cento perdono il treno. La
tua possibilità sta nella tua determinazione a far morire gli altri.
Così, mi dice, puoi fare in Università. Buchi le ruote al favorito. Il
secondo gli metti l'acciaio liquido nella serratura di casa. Una
buccia di banana eliminerà il terzo sulle scale. Le tue speranze si
allargano. Difficile però in una struttura in cui se il favorito non
si presenta si è capaci di rimettere a bando il posto e dove il marito
è capace di fare l'esame alla moglie.
La Moratti ha definito la figura del Ricercatore come una figura “ad
esaurimento”. Almeno le parole, nella loro ambiguità, colgono
l'essenza del discorso. Esaurimento collettivo, malessere ma non
malattia: ribelliamoci all'idea di una nostra inadeguatezza. Tutto
questo è solo il sintomo che il conflitto sociale è più forte che mai,
ma sembra che di aggressiva sia solo una parte: la classe dominante
che si accanisce contro la subalterna. E noi questo modello dell'altra
parte, lo stiamo introiettando, dimostrando di avere solo aspirazioni
piccolo-borghesi. Entrare nel meccanismo dell'agonismo, fino a passare
dalla condizione di reietti a quella dei prevaricatori. Se qualcuno
parla di meritocrazia? Come far capire a chi viene dall'estero che la
mafia non è un'invenzione letteraria? Che anche in università vige la
regola del M.A.F. (mogli amanti figli)? Torna di gran moda la
famiglia. Finite, o voi giovani trentenni, i risparmi accumulati dai
padri e non rompeteci i coglioni che l'economia deve girare. Chi si
ribella da questa logica parentale è considerato orfano. Come spiegare
alla mia amica francese che lavoriamo gratis? Siamo masochisti? Non
capisci. È la passione. Impossibile. Questo è il retaggio di un paese
che ha abortito ogni rivoluzione. Ti stanno inculando rivendendoti che
ti piace?
La SSIS costa 3 mila euro più obbligo di frequenza per 2 anni, più
esami da dare e tesi finale, più è a numero chiuso, più è
inconciliabile per legge con tutti gli altri lavori di ricerca
retribuiti e non (assegni, dottorato, lavori a tempo indeterminato).
D'altronde se devi obbligatoriamente seguire tutti i giorni, studiare
e fare esami, non si capisce come potresti anche lavorare. Chiedi un
esonero dalle tasse? Non puoi. Lo Stato non ammette che, anche se fai
nucleo familiare da solo, tu non paghi le tasse. Qualcuno, per forza,
deve farlo per te. La tua famiglia, dunque, anche se non la vedi da
dieci anni, è fiscalmente il mezzo con cui lo Stato non ti dà niente.
E noi che credevamo all'indipendenza! Devi essere povero, ma non
spudoratamente povero. Anche per avere la casa popolare o l'assegno
del contributo affitto. Possono negartelo. Come dunque, ti chiedono
gli impiegati, riesci a vivere? Lavorando in nero, ovviamente. Questo
non può dirmelo, lo Stato non ammette lavoro in nero perché lei allora
evade le tasse, si vergogni! Ho capito! Sono in un'opera di Beckett!
Torniamo alla SSIS: non parliamo delle classi di abilitazione.
Interrogate qualche amico e scoprirete i più incredibili sbarramenti.
Idem tutte le altre formazioni post-laurea che proliferano in Italia.
Il modello della formazione all'infinito. Ti manca sempre qualcosa,
così intanto invecchi, ti smembri, sei frustrato, la burocrazia ha
minato la tua capacità di incazzarti perché l'impiegato ti dice che è
sempre colpa di una legge retroattiva su cui non puoi fare nulla,
perditi in ricorsi, ammansisci il tuo buon senso dicendoti che intanto
sei fortunato, perché almeno tu un piatto ancora da mangiare ce l'hai
e mi raccomando, torna a casa e guarda la televisione anche se fa
schifo perché tanto non c'è nient'altro. In fondo i servizi sociali mi
aiuteranno. L'assegno di disoccupazione esiste! Mi spiace, spetta solo
se hai perso il lavoro e ci hai già versato un tot di contributi, non
se non lo hai mai trovato. Che bello! Posso insegnare lettere
all'università ma non alle elementari! Chiaro: tanto ad insegnare
all'università non ci entrerò mai! In Italia si riesce a dire bianco
ciò che è nero. No, cara, ti sbagli. Sei tu che manchi di ottimismo.
C'è ancora il volontariato. Aiutare gli altri ti farà stare meglio.
Quello che vedi non è nero, i tuoi occhi egoisti percepiscono come
scuro ciò che è solo sbiadito per la tua assenza di gioia. Sicuramente
sarà la mancanza di fede in Dio, o forse t'ha lasciato il fidanzato?
La vita personale in fondo, è la sola cosa che esiste. Non hai mica un
corpo sociale che ti può far star male. Sei la zampetta staccata di un
polipo che sta cagandosi addosso. E mi raccomando, fatti rubare il
tempo, in questa galera che ti hanno cucito addosso. Non decidere
nulla, entra nel percorso obbligato del tuo cursus honorum. Lo
chiamano iter formativo, serve però, a non farti aggregare alla rabbia
degli altri se non per fare le scarpe a chi, ti dicono, ti ha rubato
un posto che non c'è. Fai tutto questo, mi raccomando, e fallo perché
questa democrazia te lo permette.
Cerebralizza tutto, anche il sesso virtuale delle tue dieci chat.
Studia quante volte compare la parola “perché” in Dante. Tutto questo
nulla dovrà pure significare qualcosa. Non penserai mica, a soli
quarant'anni, di scrivere già qualcosa di criticamente creativo? In
fondo non sai nulla della vita, l'hai solo studiata sui libri. Fai
tutto questo, ma non scendere in strada a fare la rivoluzione. Il
bastone e la carota che si allontana esprime quanto la sicurezza della
carota sia solo l'arma teorica con cui il bastone legittima il suo
potere.
Fare ricerca in Italia significa anche: correggere esami, bozze, fare
ricevimento, segretariato, rispondere al telefono, gestire i siti e
l'informatizzazione del dipartimento, scrivere libri, fare lezione,
tenere seminari, ecc. Mettici poi le spese proprie: biglietto,
benzina, parcheggio, tempo, telefonate. Convegni fuori, a spese
proprie. Albergo, treno, ristorante. Chi te lo fa fare? Ma così hai
un'altra pubblicazione, ti fa curriculum! Oggi ho capito che non c'è
niente di più caro di farsi un curriculum. E poi, quando ce l'hai, ti
presenti all'agenzia interinale che ti dice: Impossibile prenderla,
lei ha un curriculum troppo elevato. Tolga tutto, scriva che ha fatto
solo la terza media e la cameriera. E mi raccomando, ci metta qualche
hobby. Gli hobby in un curriculum fanno sempre un'ottima impressione.
E forse le porte del call-center si spalancheranno anche per lei.
D'altronde, si parte da contratti di una settimana. Poi la licenziamo
e la riassumiamo. Così ha qualche speranza, anche se, in tutta onestà,
preferiamo gli uomini. Lei ha quasi 30 anni, se la assumiamo
part-time, anche se si tratta di un mese solo, e poi ci rimane
incinta?
Ecco, mi invade la chiarezza della dianoia di un precario
esistenzialismo: che anche il corpo stia perdendo la sua capacità di
creare?