Due canali per le secondarie
Arriva al 20% il programma di studi regionale
da
ItaliaOggi del 18/10/2005
L'approvazione definitiva da parte del consiglio
dei ministri degli ultimi due decreti attuativi della legge n. 53 del
2003 porta a compimento, dopo ben 34 passaggi istituzionali, la
riforma della scuola annunciata dal ministro dell'istruzione, Letizia
Moratti, il 5 febbraio del 2002. In attesa di poter leggere il testo
ufficiale del decreto sul secondo ciclo, ancora avvolto dal mistero, è
possibile orientarsi tra i banchi della nuova secondaria unicamente
facendo riferimento alle dichiarazioni rilasciate la scorsa settimana
dalla stessa Letizia Moratti. La scuola del futuro prevede dunque un
percorso unitario articolato in due canali cui viene attribuita ´pari
dignità' grazie all'erogazione di ´competenze di base comuni
finalizzate all'armonica interazione tra i due sistemi', quello
appunto dei licei e quello della formazione professionale.
Oltre alle competenze, il decreto sul secondo ciclo fissa anche la
condivisione, da parte dei due sistemi, di alcuni principi
fondamentali: il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione per
almeno 12 anni o, comunque, fino al conseguimento di una qualifica
entro il 18º anno di età (decreto legislativo n. 76 del 15 aprile del
2005); la possibilità di passaggio tra tutti i percorsi, garantita da
un ´sistema di crediti e certificazioni per qualsiasi segmento del II
ciclo frequentato con esito positivo e assistita da apposite azioni di
sostegno'; l'alternanza scuola-lavoro a partire dai 15 anni (decreto
legislativo n. 77 del 15 aprile del 2005) con la possibilità di
effettuare due-tre settimane di didattica in aziende o enti pubblici e
in accordo con le associazioni imprenditoriali; infine, l'adeguamento
a quelle finalità comuni già stabilite dall'articolo 2, comma 1,
lettera b della legge 53 e garantite da un medesimo Portfolio
educativo, culturale e professionale.
Al di là delle dichiarazioni di intenti, tuttavia, il sistema dei
licei resterà propedeutico alla prosecuzione degli studi mentre quello
dell'istruzione e formazione professionale (che sarà organizzato dalle
regioni secondo quanto stabilito dal nuovo Titolo V della
Costituzione) avrà carattere terminale e sarà dunque finalizzato
all'inserimento nel mondo del lavoro e delle professioni. Per questo
canale, del resto, la riforma prevede solo ´i livelli minimi
essenziali' (durata quadriennale, orari, standard e valutazione),
mentre l'offerta formativa verrà gestita, appunto dalle regioni. Meno
chiaro è il coordinamento stato-regioni relativo al sistema liceale.
Basti guardare alla complicata questione delle quote. Il decreto sul
secondo ciclo prevede infatti l'incremento fino al 20% della quota
oraria dei piani di studio rimessa all'autonomia scolastica
nell'ambito degli indirizzi definiti dalle regioni (articolo 27, comma
1, lettera c della legge 53): in tal modo verrebbe a decadere
l'articolo 12 del decreto n. 275/99 che riconosceva alle scuole la
possibilità di modificare il piano di studi nazionale sino a una quota
pari al 15% del totale.
Ma così non è poiché il decreto approvato venerdì scorso, anziché
eliminare quello sbarramento del 15% per sostituirlo con l'annunciata
flessibilità dell'orario opzionale obbligatorio e opzionale
facoltativo lo innalzerebbe sì al 20% ma facendo rientrare in questa
quota anche quella spettante alle regioni (articolo 2, comma 1, legge
53). Uno dei tanti punti che rimarranno per il momento, e almeno sino
alla pubblicazione del decreto, oscuri.
Ma veniamo alla struttura vera e propria del sistema di formazione. I
licei saranno otto (artistico, classico, economico, linguistico,
musicale e coreutico, scientifico, delle scienze umane e tecnologico),
avranno la durata di 5 anni secondo la formula del 2+2+1 e
termineranno con un esame di stato.
I licei economico e tecnologico, definiti vocazionali, contempleranno,
entrambi, un percorso di specializzazione (due indirizzi articolati in
quattro settori ciascuno per l'economico, e otto indirizzi per il
tecnologico) che dovrebbe conferire loro, almeno nelle intenzioni del
legislatore, una valenza fortemente professionalizzante. A tal
proposito, tra le novità della riforma, la creazione del campus, un
polo di coordinamento tra i licei tecnologici e gli istituti
professionali al cui interno istituzioni scolastiche vicine potranno
organizzare attività comuni: laboratori, progetti, collaborazioni con
il territorio.
Per quanto concerne i quadri orari, al momento si sa solo che saranno
suddivisi in materie obbligatorie, discipline di indirizzo e
insegnamenti facoltativi. L'insegnamento della filosofia verrà,
inoltre, esteso a tutti i licei mentre il monte ore destinato alla
seconda lingua comunitaria potrà essere utilizzato per
l'approfondimento dell'inglese. Novità anche sul versante del
collegamento col primo ciclo che vedrà ampliato lo spazio dedicato
all'insegnamento dell'inglese e della tecnologie. Per favorire,
inoltre, l'eventuale accesso ai licei musicali, l'insegnamento di uno
strumento diventerà obbligatorio.
Ma perché tutto questo possa diventare realtà bisognerà aspettare il
2007-2008, termine stabilito per la messa a regime della riforma.
Sempre che a spazzar via i progetti di Letizia Moratti e del governo
non intervengano i venti primaverili delle elezioni politiche, con una
nuova coalizione al governo ed eventuali, per alcuni auspicati,
interventi di modifica.