Ferma a via XX Settembre l'intesa per il rinnovo
2004/05,
sindacati pronti alla mobilitazione.
Tremonti temporeggia sul contratto.
Il parere tecnico è positivo. Obiettivo:
alleggerire i conti 2005
da
ItaliaOggi dell'1/11/2005
L'economia tiene fermo il contratto della
scuola. E, con esso, tutti i contratti 2004/05 già rinnovati da Aran e
sindacati. Nonostante il parere favorevole all'intesa espresso dagli
uffici competenti del dicastero di via XX Settembre (si veda
ItaliaOggi di giovedì scorso), l'articolato per il comparto non è
stato presentato al consiglio dei ministri della scorsa settimana. Per
una motivazione, dunque, non più tecnica ma politica. Obiettivo: non
appesantire i conti italiani del 2005 da sottoporre alla ferrea
verifica europea, che provoca non poche preoccupazioni al governo
italiano. Dura la reazione dei sindacati, già pronti alla
mobilitazione.
Se tutti i contratti del pubblico impiego, che conta circa 3 milioni
di lavoratori, saranno rinnovati definitivamente dopo il 31 dicembre
2005, il loro costo, pari allo 0,3% del pil, potranno essere scaricati
per competenza sull'anno finanziario 2006. Non graveranno dunque su un
2005 ad alto tasso di criticità e che ha richiesto a oggi ben due
manovre correttive. Un'argomentazione che spiegherebbe il silenzio sui
contratti pubblici del ministro dell'economia, Giulio Tremonti, e la
mancata presentazione dell'intesa per la scuola al tavolo di palazzo
Chigi. Il contratto scuola, che interessa un milione di lavoratori, è
il primo della tornata della p.a. a essere stato rinnovato, lo scorso
22 settembre. Per evitare eventuali contestazioni, e dunque un
rallentamento dell'iter, le parti avevano concordato di affidare ai
fondi delle istituzioni scolastiche la ripartizione dello 0,7% di
aumento deciso con l'accordo di palazzo Chigi e che, fino
all'approvazione della manovra 2006, è privo di copertura finanziaria.
Il contratto nazionale ha invece deciso del 4,31%, già disponibile,
puntando a fare arrivare in busta paga la prima tranche di aumenti,
con i relativi arretrati, già nel mese di dicembre. Al dicastero
dell'economia basterebbe temporeggiare ancora un mese per far slittare
la firma definitiva al nuovo anno: una volta ratificato dal consiglio
dei ministri, infatti, l'articolato deve passare alla Corte dei conti
per la certificazione di competenza. La magistratura contabile ha 15
giorni di tempo, unica ad avere un termine fissato dalla legge per la
sua attività. Se il controllo sarà positivo, la preintesa torna all'Aran,
l'agenzia governativa per la contrattazione nel pubblico impiego, che
convoca i sindacati per la firma definitiva. Con la sospensione per le
festività natalizie, lo slittamento a gennaio è cosa fatta. Per i
lavoratori si tratterebbe di un ritardo al massimo di due mesi, per i
delicati conti pubblici italiani di una boccata di ossigeno vitale. Un
comportamento dilatorio, insomma, quello dell'economia, che ha
suscitato qualche perplessità anche al dicastero della funzione
pubblica. Una richiesta di chiarimento dovrebbe essere formalizzata
già domani.
Stessa sorte dovrebbe toccare ai contratti dei ministeriali, delle
aziende autonome e dell'Afam, l'alta formazione artistica e musicale,
tutti già licenziati in prima lettura da Aran e sindacati. E, a
maggior ragione, a sanità e agenzie fiscali, per i quali le trattative
sono in corso.
Restano invece del tutto al palo altri sei contratti, per i quali
manca l'atto di indirizzo. Per questi, ossia enti locali, parastato,
presidenza del consiglio dei ministri, università e ricerca, lo
slittamento al 2006 è ormai una certezza. Senza nessuna previsione di
legge, come invece era stato ventilato in riferimento alla
Finanziaria, la partita contabile per i rinnovi contrattuali dei
dipendenti pubblici finirebbe così automaticamente sul nuovo anno. ´Il
problema è che ci sono dei buchi neri prima e dopo la trattativa in
sede tecnica, ed è su questo che bisognerebbe intervenire per dare più
certezza alla contrattazione', spiega Guido Fantoni, presidente dell'Aran.
Per comparti come la ricerca, va rinnovato ancora il quadriennio
2002/05, con un ritardo che dunque rasenta i quattro anni.
´Non esiste nessun ostacolo per la sottoscrizione definitiva del
contratto e per la messa a pagamento degli aumenti e degli arretrati,
sono state completate positivamente già tutte le verifiche', scrivono
i segretari di Cgil, Cisl e Uil scuola, rispettivamente, Enrico
Panini, Francesco Scrima e Massimo Di Menna, che sollecitano ´il
ministro dell'istruzione a uscire dal suo silenzio e il governo a
mantenere fede agli impegni presi'. In caso contrario, ´non esiteremo
a decidere iniziative di mobilitazione'.