In media si anticipa di cinque anni l'uscita
dalla scuola.
Il grande esodo è atteso per il 2008
quando cambieranno le regole del pensionamento.
Stanchezza, logorio, esaurimento
il 60% dei prof abbandona.
Anna Grittani,
la Repubblica
ed. di Milano del 7/11/2005
Stanchezza, logorio, esaurimento, persino
follia. Insegnare stressa sempre più e i docenti fuggono non appena
età e contributi lo permettono. Il malessere serpeggia in ogni ordine
di scuola e avvilisce il corpo docente da Bolzano a Palermo. In tutta
risposta negli ultimi due anni il 60 per cento di maestri e professori
ha tagliato il traguardo della pensione con una lettera di dimissioni,
prima, molto prima del raggiungimento del limite di età. In media si
anticipa di cinque anni l'uscita dalla scuola, una tendenza confermata
anche per l'anno prossimo a giudicare dalle pratiche che stanno già
invadendo le segreterie dei sindacati.
Una volta arrivati a 57 anni di età e 35 di servizio, si preferisce
andar via. I motivi? Chiarissimi per Enrico Panini a capo della
Flc-Cgil nazionale. "Gli insegnanti sono diventati la spugna
assorbente di tutte le contraddizioni, mentre la scuola è rimasta,
come struttura, identica a quella di una volta. I problemi di tenuta
della classe sono più pesanti, il divario tra studenti e docenti per
età cresce sempre più, è persino aumentato il carico burocratico di
lavoro. Di fronte a tutto ciò l'insegnante è solo. Allora le reazioni
sono due: c'è chi somatizza e si ammala e chi getta la spugna e, non
appena arriva all'età della pensione, fugge".
Quest'anno l'hanno fatto in tanti. A settembre sono andati in pensione
in tutta Italia 16.606 docenti. Ma siamo appena all'inizio della fuga.
Il grande esodo è atteso per il 2008 quando cambieranno le regole del
pensionamento. Dei 16.606 docenti appena congedati, solo un piccolo
contingente (il 19,24 per cento del totale), ha abbandonato la
cattedra per limiti di età. La maggior parte, un esercito di 9.587
docenti contati dalle materne alle superiori, ha lasciato
l'insegnamento per dimissioni. Si tratta del 57,73 per cento del
totale, con picco alle scuole medie del 63,50 per cento.
Il record nel Nord-Ovest. In queste regioni la scelta accomuna
addirittura il 68,40 per cento degli insegnanti. Tra il 65 e il 61 per
cento a Nord Est e nelle regioni centrali, quasi il 56 nelle isole e
il 49 per cento a Sud. Boom in Puglia dove i neopensionati per
dimissioni sono quasi sei su dieci.
Ma perché abbandonare prima del tempo una delle professioni ritenuta
più bella e coinvolgente? Angela Rizzi, maestra neopensionata di
Casamassima, in provincia di Bari, prova a spiegare la grande fuga
dalle cattedre. "Di ciclo in ciclo ho visto cambiare alunni, genitori,
colleghi, programmi. I bambini, videodipendenti e distratti, sono
sempre più indisciplinati e meno interessati alla scuola: hanno troppi
stimoli fuori. I genitori invece sono più esigenti di una volta nei
confronti della scuola, ma più permissivi nei riguardi dei figli. Se
pretendi un po' di più dal loro bambino, vengono a rimproverarti, una
volta invece l'insegnante più era severa più era apprezzata".
La questione economica. Il rammarico non cambia quando la maestra
pensa all'aspetto economico. "Il lavoro del docente è aumentato ma
resta mal retribuito, per questo con i fondi d'istituto destinati ai
progetti si scatena la guerra tra poveri. L'ultima rovina è stata la
riforma Moratti, che ci ha fatto tornare indietro nel tempo. Ecco
perché in tanti stanno fuggendo".
L'inabilità al servizio. Ma c'è dell'altro. Di quei 16.606 novelli
pensionati, una parte, rappresentata da 3.823 insegnanti (il 23, 02%),
è andata via per "altri motivi" tra i quali l'inabilità al servizio.
Una dato in crescita, dell'1 per cento, rispetto all'anno scorso,
quando si è registrato un boom di pensionamenti (17.573 insegnanti).
La circostanza fa riflettere perché l'inabilità al servizio è spesso
sintomo di logoramento psico-fisico, quello che gli addetti ai lavori
chiamano "burnout". Un malessere antico, vertiginosamente aumentato
negli ultimi anni.
Nel 1979 la Cisl condusse un'indagine su 2000 insegnanti di Milano. Si
scoprì che il 30 per cento di loro faceva ricorso a psicofarmaci.
Francesco Scrima, numero uno della Cisl scuola nazionale, ricorda bene
quel periodo: "La ricerca fu condotta per sfatare il luogo comune
secondo cui gli insegnanti erano dei lavoratori privilegiati, per
professione, orari e ferie. Venne fuori che erano invece soggetti a
malattie cardiocircolatorie e a problemi di equilibrio fisico e
mentale. Il motivo è che l'insegnamento è una delle professioni più
usuranti che ci sia".
A provarlo è uno studio di Vittorio Lodolo, medico ematologo,
componente del Collegio medico della Asl di Milano per il
riconoscimento dell'inabilità al lavoro: "Su 3500 casi esaminati nella
Asl di Milano, l'inabilità al lavoro per cause psichiatriche è passata
dal 45 per cento dei pazienti nel '92 al 69 per cento di oggi".
Il malessere degli insegnanti è così reale che - ricorda Scrima -
"quando per effetto della finanziaria del 2003 i docenti non più
idonei al servizio sono stati sottoposti ad esame di controllo negli
ospedali militari, i medici non hanno potuto far altro che confermare
l'inidoneità. Si tratta di seimila persone".