Il reclutamento

tra la scelta dei docenti

e la chiamata dei dirigenti torna al concorso.

Tuttoscuola del 5/11/2005

 

Il decreto legislativo per la formazione e il reclutamento dei docenti è ritornato al tradizionale concorso per titoli ed esami per le immissioni in ruolo dei docenti, abbandonando le altre procedure alternative ipotizzate fino all’ultimo momento.

Nel testo iniziale approvato nella primavera scorsa dal Consiglio dei Ministri si prevedeva che, senza concorso alcuno, la procedura di formazione (laurea magistrale, esame di stato, graduatoria regionale) si concludesse con l’assegnazione dei neo-docenti ad una scuola scelta da loro stessi e che, dopo un anno di praticantato positivo, venissero assunti in ruolo senza nessun ulteriore ostacolo.

A quella proposta, di dubbia legittimità costituzionale per l’assenza della selezione concorsuale richiesta per l’accesso ai pubblici impieghi, ne era seguita un’altra, caldeggiata particolarmente dall’Associazione Presidi e proposta dalla maggioranza parlamentare che aveva espresso parere sullo schema di decreto, che prevedeva la chiamata diretta da parte delle istituzioni scolastiche con accertamento concorsuale delle competenze professionali richieste per l’insegnamento.

Su quest’ultima proposta, che avrebbe esaltato l’autonomia delle istituzioni scolastiche, non erano d’accordo i sindacati degli insegnanti, ma era attesa favorevolmente da molti dirigenti scolastici, tanto è vero che nei giorni che hanno preceduto l’approvazione definitiva da parte del Consiglio dei Ministri, a Fiuggi, nel corso di un seminario di formazione di dirigenti scolastici, la semplice notizia della proposta parlamentare era stata salutata da un convinto applauso dei dirigenti presenti.

Nel testo definitivo, però, la soluzione adottata è diventata quella di ritornare al concorso ordinario per titoli ed esami: una soluzione che ha lasciato delusi e rassicurati allo stesso tempo tutti.