RICERCA DEL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE
UNA SERIE DI TEST SU ITALIANO, MATEMATICA E SCIENZE.

Che fatica capire quando si legge

Uno studente su due non ce la fa.

Al liceo peggio che alle elementari. Le ragazze più brave dei coetanei.

 Raffaello Masci, da La Stampa  del 12/11/2005

 

ROMA
Non si sa se la responsabilità sia tutta della scuola dell’obbligo, ma di fatto la metà degli studenti italiani non sa leggere, se con questo intendiamo la capacità di applicarsi a un testo e comprenderne il senso. Per la matematica e le scienze, poi, la situazione è ancora più tragica. E dato che a scuola ci si dovrebbe andare - come si diceva una volta - per imparare «a leggere, a scrivere e a far di conto», resta da chiedersi per che cosa si spenda mai quel 6% del Pil (perché tanto costa il sistema dell’Istruzione).
Anche se le gravi carenze degli studenti italiani non sono notizia inedita, non per questo fanno meno impressione. Tanto più che a rilevarlo è questa volta un istituto italiano - l’Invalsi - che non si è fondato su un sondaggio, ma su una rilevazione sistematica e a tappeto dell’intero universo scolastico nazionale.

 

Un check-up inedito

Ma andiamo per ordine. L’Ocse, l'organizzazione dei Paesi più sviluppati, compie ogni quattro anni una rilevazione dei livelli di apprendimento della lingua madre, della matematica e delle scienze fisiche e lo fa su un campione di quindicenni di tutti e 29 i Paesi dell’organizzazione. Gli ultimi dati, relativi al 2003, ci vedevano oscillare tra la penultima e l’ultima posizione a seconda delle tre aree disciplinari.

Da un anno a questa parte il ministero dell’Istruzione ha compiuto un gesto di grande coraggio: si è dotato di un proprio istituto di valutazione, l’Invalsi per l’appunto, presieduto da Giacomo Elias, per poter monitorare sistematicamente le criticità del sistema (ma anche per rilevare le eccellenze, ovviamente). L’Invalsi, ieri, per la prima volta ha fornito i risultati di un check-up dettagliato dei livelli di preparazione degli studenti italiani, nelle tre aree disciplinari considerate più indicative da tutti i test internazionali: italiano, matematica e scienze. Si tratta della prima ricerca del genere che non consente quindi paragoni con altre precedenti, né con quella dell’Ocse.
Ragazze migliori

E’ venuto fuori, intanto, che le elementari si confermano il segmento migliore della scuola italiana. Poi che le ragazze sono più preparate dei compagni maschietti. Terzo che i licei tradizionali (classico e scientifico) garantiscono standard di preparazione più alti e più omogenei. Inoltre che, man mano che si procede nel cammino scolastico, aumenta la percentuale di studenti che accusano «ritardi» dovuti, probabilmente, a lacune pregresse e mai emendate. Infine che la formazione professionale è la cenerentola della scuola italiana e, dato che dovrà diventare - in ragione della riforma Moratti - la seconda gamba del sistema scolastico, si può dire che la nuova scuola rischia di nascere zoppa.

I test dell’Invalsi sono stati somministrati ai ragazzi di tutte le seconde e quarte elementari d’Italia, a quelli delle prime medie e - su base volontaria - agli studenti delle prime e terze classi superiori. Si è trattato di test a «risposta chiusa»: a fronte di un quesito, cioè, occorreva individuare la risposta giusta tra una rosa di possibilità offerte.

 

Come si peggiora

Nell’italiano, per esempio, si è notato un peggioramento man mano che si procedeva dalle classi più basse verso quelle più alte, sia nella comprensione del testo sia nella conoscenza di norme grammaticali minime. Se, per esempio, i bambini della seconda elementare hanno azzeccato 88 risposte su 100, questa percentuale scendeva a 65 già in quarta, a 58 in prima media. Per quanto riguarda le superiori, la situazione è apparsa assai diversificata a seconda del tipo di scuola: al classico le risposte esatte sono state 71 su cento in media, ma all’istruzione artistica erano già 54, mentre nella formazione professionale sono bruscamente scese a 39. Per quanto riguarda la matematica, solo alle elementari la preparazione è rimasta sempre sopra la sufficienza, alle superiori invece l’insufficienza è ovunque evidente, soprattutto - di nuovo - alle professionali.

I risultati di ciascun istituto sono, ovviamente, riservati. Ma l’Invalsi ha provveduto già nel settembre scorso a informare gli interessati dei propri risultati, in maniera che, conosciuta la diagnosi, ciascuna scuola (ma anche ciascuna classe) si possa attrezzare adeguatamente. Questa impietosa analisi, dunque, non è che il primo passo sulla via del recupero.