Con la riforma Moratti tutte le ore passano
all'insegnamento dell'inglese "Le altre lingue sono facoltative" e nelle scuole monta la polemica. di Linda Rossi Holden, la Repubblica del 28/11/2005
Più inglese e meno culture. Il Ministro Moratti
ci ha sorpresi con un nuovo blitz; nel decreto legislativo del 17
ottobre 2005. articolo 25, la lingua inglese prende di fatto il
sopravvento e la seconda lingua comunitaria da obbligatoria si è
trasformata in una disciplina esclusivamente facoltativa. In nome
della popolarità e della semplificazione le lingue, veicoli di culture
e di conoscenze, diventano così i nuovi "caduti sul campo" di questa
estenuante battaglia in cui la Riforma scolastica ci sta trascinando,
indomiti, da anni. 1) Fattori istituzionali: l'inglese superstar, dalla primaria alle superiori, non è assolutamente contemplato dalle linee guida europee in materia di istruzione e di formazione; al contrario, nel 1995 il "Libro Bianco su Istruzione e Formazione" introduceva il 4° obiettivo che invitava ogni cittadino europeo ad apprendere precocemente 2 lingue comunitarie oltre alla lingua materna. Inoltre, il documento fondamentale "Promuovere l'apprendimento delle lingue e la diversità linguistica", alle cui direttive anche l'Italia sarà chiamata a rendere conto nel 2007, specifica che ogni stato membro ha l'obbligo di evitare ogni sorta di egemonia linguistica a favore della pluralità. 2) Fattori culturali: in questo modo per gli studenti italiani, le lingue comunitarie sono praticamente tutte morte e con esse i saperi che trasmettono, anche sui banchi di scuola. 3) Fattori occupazionali: soprattutto gli insegnanti di francese, tedesco e spagnolo, specializzati, specialisti o in fase di specializzazione sono molto allarmati; chi garantirà loro il dovuto e imprescindibile incarico di insegnare almeno la seconda lingua comunitaria così come previsto non solo dalla Commissione Europea ma anche dal comune buon senso? Il fermento sale e inevitabilmente troverà un canale di sfogo. |