Le nuove norme varranno per piccole e medie imprese dal 2009. Cosa cambia con la riforma del Tfr.
Ecco le principali modifiche che riguardano il
trattamento di fine rapporto da Il Corriere della Sera del 25/11/2005
MILANO - Che cosa cambia dal primo gennaio 2008 quando scatterà la riforma del Tfr (il trattamento di fine rapporto)? Entro quella data (ma per le piccole e medie imprese la riforma scatterà dal primo gennaio 2009) il lavoratore dovrà decidere se mantenere il Tfr o conferirlo ad un fondo pensione. Per decidere di conservare la liquidazione, però, bisogna comunicare espressamente questa scelta al proprio datore di lavoro. Se entro il 2008 (o 2009 per le piccole e medie imprese) il lavoratore non comunicherà nulla, il Tfr verrà automaticamente trasferito alla previdenza integrativa. La liquidazione già accumulata invece conserva il regime attuale. Esiste, però, anche una terza strada. Sempre entro il 2008 (o il 2009 per le piccole e medie imprese) il dipendente potrà comunicare al datore di lavoro il fondo integrativo, diverso da quello di categoria, o il Piano pensionistico individuale al quale destinare il Tfr. CONFERIMENTO TACITO - L'adesione realizzata tramite il solo conferimento esplicito o tacito del Tfr non comporterà l'obbligo della contribuzione a carico dell'azienda (se prevista da un accordo) e dello stesso lavoratore. Perché scatti l'obbligo, il lavoratore dovrà iscriversi espressamente: in questo caso potrà destinare allo strumento prescelto il contributo dell’azienda, oltre ovviamente al proprio. Per giovani e lavoratori di mezz'età, la strada della previdenza integrativa è decisamente consigliata: se da pensionati non vorranno avere un drastico ridimensionamento del proprio tenore di vita, dovranno infatti dire addio alla liquidazione. L'esigenza della pensione integrativa, invece, è sicuramente meno forte per chi sta per ritirarsi dal lavoro e avrà la pensione pubblica calcolata interamente con il metodo retributivo.
REVOCA -
L’opzione di mantenere la liquidazione potrà essere successivamente
revocata, e in qualunque momento si potrà decidere di destinare il
nuovo Tfr allo strumento prescelto. La marcia indietro, invece, non è
prevista nel caso in cui il Tfr confluisca nei fondi. L’addio alla
liquidazione è definitivo. E dopo due anni ci si può trasferire ad
altro prodotto portando con sé il contributo aziendale. Il periodo di
silenzio-assenso scatterà il primo gennaio 2008 (2009 per le piccole e
medie imprese). SILENZIO-ASSENSO - Se entro sei mesi (quindi entro il primo luglio del 2008 o 2009) il dipendente non comunicherà al proprio datore di lavoro come intende impiegare la liquidazione, il Tfr sarà conferito al fondo pensione previsto dagli accordi o contratti collettivi, anche territoriali, salvo che non sia intervenuta un'intesa diversa con le rappresentanze dei lavoratori. Ricordiamo che confluiranno alla previdenza integrativa solo le nuove quote del Trattamento di fine rapporto. In sostanza la liquidazione andrà al fondo chiuso, oppure a quello aperto scelto in base ad un accordo fra azienda e lavoratori. Se esistono più fondi i futuri accantonamenti del Tfr andranno a quello individuato fra azienda e i lavoratori. Se quest'accordo non esiste, la liquidazione finirà invece al fondo cui aderirà il maggior numero di dipendenti dell’azienda in cui si lavora. Infine, negli altri casi residuali il Trattamento verrà conferito ad un fondo pensione costituito dall'Inps e sarà gestito con regole analoghe a quelle previste per gli altri. Se (come avviene in molti casi), il fondo pensione prevede più linee d'investimento con diverso profilo di rischio, la liquidazione che viene dal silenzio-assenso sarà conferito a quella più prudenziale, a minor contenuto azionario. COSA CAMBIA - Se il lavoratore è stato assunto prima del 29 aprile 1993, nei sei mesi previsti per il silenzio-assenso (cioè entro il primo luglio 2008 o 2009) dovrà comunicare al datore di lavoro se vuole continuare a versare soltanto la quota di Tfr prevista dal fondo, come avviene oggi, oppure l'intero accantonamento annuale. Anche per i vecchi iscritti vale il meccanismo del silenzio assenso. Se, quindi, non manifesteranno alcuna scelta, la quota di liquidazione che ora rimane in azienda verrà automaticamente trasferita al fondo cui risultano iscritti. Se il lavoratore aderisce già a un fondo pensione ma è stato assunto dopo il 29 aprile 1993, per lui non cambierà nulla: continuerà a versare alla cassa previdenziale l'intero Tfr, esattamente come avviene ora. DIPENDENTI PUBBLICI - La riforma Maroni, approvata l’estate scorsa, prevede che anche i dipendenti pubblici possano utilizzare, a fini previdenziali, l’equivalente della liquidazione, ma per far partire la macchina sono necessari accordi specifici tra l’amministrazione pubblica e le organizzazioni sindacali. L’estensione non potrà che essere progressiva. La stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici, compresi quelli degli enti locali, non è, quindi, interessata al meccanismo del silenzio assenso. Non dovrà manifestare alcuna scelta, né, in caso di silenzio, vedrà la liquidazione finire nei fondi pensione. La scadenza del 2008 non riguarda infatti la sfera del pubblico impiego. Gli statali, comunque, possono aderire ai fondi pensione istituiti. In questo caso il Tfr viene accreditato in maniera virtuale presso l'Inpdap, l’istituto di previdenza dei dipendenti pubblici, che lo rivaluterà secondo la media dei rendimenti di un paniere di fondi pensione, e alla cessazione del rapporto di lavoro lo trasferirà al fondo prescelto. ACCREDITO VIRTUALE - Tutta la previdenza integrativa dei dipendenti pubblici dovrebbe basarsi sull’accredito virtuale. Non è infatti immaginabile che Stato, ministeri, Comuni, Regioni, Province possano versare materialmente il Trattamentodi fine rapporto dei loro dipendenti ai fondi. Si rischierebbe il dissesto della finanza pubblica. |