Confluenza dei percorsi/1:

liceo classico e serie minori.

da TuttoscuolaNews N. 221, 21 novembre 2005

 

La  legge  n.  53  del  2003  prefigura,  se  correttamente  applicata, l'esistenza di un unico sistema educativo internamente articolato in un (sotto)sistema dei percorsi liceali (14-19 anni) e universitari  (19-24 anni) e in un (sotto)sistema dell'istruzione e professionale secondario (14-18 anni) e superiore (18-23 anni), all'interno del quale  collocare anche un apprendistato profondamente rinnovato. Ambedue i  sottosistemi sono previsti di pari dignità educativa e culturale,  e,  soprattutto, tra loro interconnessi al fine di assicurare  e  garantire  i  passaggi degli studenti da un sistema all'altro.

È quanto effettivamente viene realizzato  dal  decreto  attuativo  del secondo ciclo (n. 226/05) predisposto dal Miur? No. Esso infatti, al di là delle parole  contenute  nella  prima  parte,  ha  intenzionalmente disatteso questi obbiettivi nella seconda, quella dedicata ai piani  di studio. Vediamo perché.

La pari dignità tra i due (sotto)sistemi, infatti,  è  scomparsa.  Si profila, invece, un percorso formalmente di serie A, gli otto licei, ma sostanzialmente suddiviso in tre  sottoserie  gerarchicamente  ordinate tra loro. La prima (A1) vede un protagonista unico, il liceo  classico, il solo ritenuto degno di preparare, con la sua cultura tradizionale, a tutte le facoltà universitarie. La  seconda  (A2)  vede  affollarsi  i licei non professionalizzanti senza  indirizzi:  i  licei  scientifico, linguistico, delle scienze umane e coreutico-musicale.  La  terza  (A3) contempla i tre rimanenti licei vocazionali o  professionalizzanti  con indirizzi: il liceo economico, tecnologico e artistico.

Questi ultimi  licei  intendono  presentarsi,  senza  però  esserlo  e soprattutto senza poterlo mai essere nemmeno in futuro, come gli  eredi della tradizione degli  istituti  tecnici  e  professionali  che  hanno contribuito a costruire la forza  economica  del  nostro  paese  e  una straordinaria risorsa per l'allargamento e  l'universalizzazione  della formazione tra le giovani generazioni.

A fianco di questo percorso di A1, A2 e A3 che  intenderebbe  assorbire l'80% delle leve giovanili, i decreti attuativi prevedono, inoltre,  un percorso    residuale    programmaticamente   di  serie  B  costituito dall'istruzione e formazione professionale regionale,  destinato  tutto sommato ai "falliti" del primo o, comunque, a chi già ora frequenta la formazione professionale regionale.