Confluenza dei percorsi/1:

liceo classico e serie minori.

Tuttoscuola del 26/11/2005

 

La legge n. 53 del 2003 prefigura, se correttamente applicata, l’esistenza di un unico sistema educativo internamente articolato in un (sotto)sistema dei percorsi liceali (14-19 anni) e universitari (19-24 anni) e in un (sotto)sistema dell’istruzione e professionale secondario (14-18 anni) e superiore (18-23 anni), all’interno del quale collocare anche un apprendistato profondamente rinnovato. Ambedue i sottosistemi sono previsti di pari dignità educativa e culturale, e, soprattutto, tra loro interconnessi al fine di assicurare e garantire i passaggi degli studenti da un sistema all’altro.

E’ quanto effettivamente viene realizzato dal decreto attuativo del secondo ciclo (n. 226/05) predisposto dal Miur? No. Esso infatti, al di là delle parole contenute nella prima parte, ha intenzionalmente disatteso questi obbiettivi nella seconda, quella dedicata ai piani di studio. Vediamo perché.

La pari dignità tra i due (sotto)sistemi, infatti, è scomparsa. Si profila, invece, un percorso formalmente di serie A, gli otto licei, ma sostanzialmente suddiviso in tre sottoserie gerarchicamente ordinate tra loro. La prima (A1) vede un protagonista unico, il liceo classico, il solo ritenuto degno di preparare, con la sua cultura tradizionale, a tutte le facoltà universitarie. La seconda (A2) vede affollarsi i licei non professionalizzanti senza indirizzi: i licei scientifico, linguistico, delle scienze umane e coreutico-musicale. La terza (A3) contempla i tre rimanenti licei vocazionali o professionalizzanti con indirizzi: il liceo economico, tecnologico e artistico.

Questi ultimi licei intendono presentarsi, senza però esserlo e soprattutto senza poterlo mai essere nemmeno in futuro, come gli eredi della tradizione degli istituti tecnici e professionali che hanno contribuito a costruire la forza economica del nostro paese e una straordinaria risorsa per l’allargamento e l’universalizzazione della formazione tra le giovani generazioni.

A fianco di questo percorso di A1, A2 e A3 che intenderebbe assorbire l’80% delle leve giovanili, i decreti attuativi prevedono, inoltre, un percorso residuale programmaticamente di serie B costituito dall’istruzione e formazione professionale regionale, destinato tutto sommato ai "falliti" del primo o, comunque, a chi già ora frequenta la formazione professionale regionale.