Il balletto degli OSA: si replicaaaaaaaa!

Maurizio Tiriticco, da ScuolaOggi del 15/11/2005

 

Ed io che mi ero illuso che dopo le critiche da tante parti avanzate nei confronti delle Indicazioni nazionali fotocopia…qualcosa cambiasse! Macché!

Possibile che queste benedette Indicazioni nazionali non riescono a dire nulla di veramente nuovo? Eppure, non solo dovrebbero sostituire nella impostazione, nella sostanza, nei contenuti, i Programmi ministeriali di un tempo, quando c’era lo Stato che “provvedeva a tutto”, ma dovrebbero anche dare un là, un significato ad una scuola tutta diversa, per un Paese che sta profondamente cambiando in senso autonomistico, federale, europeo… per non dire della rivoluzione digitale con tutte le ricadute che provoca sui processi di insegnamento/apprendimento.

Tranne i brevissimi cappelli introduttivi, necessariamente diversificati, è accettabile e giustificabile che il capitolo degli Obiettivi Specifici di Apprendimento, il clou strategico di una sfida che dovrebbe essere di forte rinnovamento, sia la stesso per una scuola dell’infanzia, per un liceo, pardon…percorso liceale, scientifico o tecnologico o chessoioooo?

Possibile che non ci sia una virgola di più o di meno? Abbiamo una scuola dell’infanzia, due scuole del primo ciclo, venti percorsi liceali, quindi 23, dico ben 23 percorsi formativi, tutti sistenuti da un documento istituzional-ordinamental-pedagogico-didattico-concettual-teorico, e tutto quel che si vuole, perfettamente eguale!!!

Questa amministrazione ha gettato a mare anni e anni di ricerca, di riflessione, di faticoso dibattere su ciò che differenzia una fascia di età da un altra, un percorso da un altro. E il dibattere di allora non era affatto peregrino, discendeva almeno da due grosse istanze: il fatto che occorreva mandare tutti i nostri figli a scuola per un numero di anni che fosse il più elevato possibile; e il fatto che la ricerca educativa e quella psicopedagogica – e non solo del nostro Paese – ci andava fornendo suggerimenti assolutamente nuovi a proposito della crescita del bambino, dello sviluppo dell’intelligenza, dell’identità personale, dei processi di apprendimento, della comunicazione e dei linguaggi. Per non dire della rivoluzione in atto negli assetti e negli statuti disciplinari!

Con un colpo di spugna, o meglio di copia e incolla, tutto è stato spazzato via! Alla faccia di quella personalizzazione di cui questa nuova amministrazione si fa portabandiera! Le fotocopie non aiutano a personalizzare… o meglio forse aiutano meglio a veicolare quella personalizzazione per la quale si deve dare a ciascun cliente quello che il cliente vuole, perché… tanto… è lui che ha sempre ragione! Del resto, i supermercati non sono più o meno tutti eguali?

Possibile che un ministero con la M maiuscola che da De Sanctis a Gentile… e via… ci metto pure Bottai, tanto discusso, e Gonnella, fino alla Falcucci – non cito Berlinguer, noto divoratore di bambini! – ha prodotto cose importanti, discutibili quanto si vuole, ma che avevano comunque un loro spessore culturale, insomma un ministero che dovrebbe proporre modelli di scuole tutte nuove – perché c’è l’autonomia, c’è una nuova Costituzione, la ricerca educativa ha fatto passi da gigante – non sia stato capace di darci delle Indicazioni che segnassero una qualsiasi ipotesi di rinnovamento?

E’ uno schiaffo grosso così che viene dato alla nostra scuola e alla sua tradizione che è sempre stata di tutto rispetto anche negli anni difficili, forse anche negli anni più bui!

Ma ciò che più offende è questo pasticcio degli OSA… un balletto che si ripete per 23 volte 23! Fotocopio anch’io… per carità non per 23 volte 23! Anche se considerazioni simili penso di averle scritte già mille volte mille!

Trascrivo puntualmente, con i corsivi e le parentesi, il testo delle Indicazioni a proposito degli Obiettivi Specifici di Apprendimento, edizione secondo ciclo.

Le tabelle degli OSA “hanno lo scopo di indicare con la massima chiarezza e precisione possibile i livelli essenziali di prestazione (intesi qui nel senso di prestazione del servizio) che le scuole pubbliche della Repubblica sono tenute in generale ad assicurare ai cittadini per mantenere l’unità del sistema educativo nazionale di istruzione e di formazione, per impedire la frammentazione e la polarizzazione del sistema e, soprattutto, per consentire ai ragazzi (bambini e fanciulli nelle scuole dell’infanzia e primaria, n.d.a.) di maturare in tutte le direzioni tracciate nel Profilo educativo, culturale e professionale…. Non hanno, perciò, alcuna pretesa validità per i casi singoli, siano essi le singole istituzioni scolastiche o, a maggior ragione, i singoli allievi. E’ compito esclusivo di ogni scuola autonoma e dei docenti, infatti, nel concreto della propria storia e del proprio territorio, assumersi la libertà di mediare, interpretare, ordinare, distribuire ed organizzare gli obiettivi specifici di apprendimento negli obiettivi formativi, negli standard di apprendimento (l’espressione sottolineata non figura nelle altre Indicazioni; forse perché parlare di standard non si conviene, quando si pensa a bambini e a fanciulli! Resta il fatto che tali standard sono di competenza di scuole e docenti. E gli standard nazionali? Meglio non parlarne in un clima di personalizzazione spinta, n.d.a.), nei contenuti, nei metodi e nelle verifiche delle Unità di Apprendimento, considerando, da un lato, le capacità complessive di ogni studente che devono essere sviluppate al massimo grado possibile e, dall’altro, le teorie pedagogiche e le pratiche didattiche più adatte a trasformarle in competenze personali. Allo stesso tempo, tuttavia, è compito esclusivo di ogni scuola autonoma e dei docenti assumersi la responsabilità di ‘rendere conto’ delle scelte fatte e di porre gli allievi, le famiglie e il territorio nella condizione di conoscerle e di condividerle”.

Già conosco l’obiezione che da parte di questo Miur mi può essere mossa: l’amministrazione non intende assolutamente suggerire una metodologia di Stato, per cui si limita a dettare OSA solo come LEP per le scuole – il che è anche un dettato costituzionale – OSA che spetterà poi alle scuole considerare per l’elaborazione degli Obiettivi Formativi, di loro competenza.

Ma è un’obiezione che parte da una scelta di politica scolastica molto precisa, anche se non dichiarata, la cancellazione di quella strategia del curricolo che dagli anni Settanta in poi ha permesso di rinnovare i processi di insegnamento/apprendimento, ponendo al centro di ogni operazione didattica almeno due fattori essenziali: la centralità dell’allievo e la centralità degli obiettivi e dei traguardi finali. E perché la cancellazione del curricolo? Perché, secondo la filosofia dell’attuale maggioranza, sarebbe proprio il curricolo la causa di tutti i mali della nostra scuola! Irrigidisce e non… personalizza! Per cui, basta cancellare il curricolo e il gioco è fatto: abbiamo la scuola nuova!

Miopia più grave non potrebbe esserci! E’ sotto gli occhi di tutti che i mali della nostra scuola vanno cercati altrove: in una società che propone ai nostri giovani modelli sempre più negativi, contro i quali spesso la scuola è impotente; e, purtroppo, anche in questo governo che, invece di rafforzare la scuola per questa battaglia spesso ìmpari, considera l’educazione, l’istruzione, la formazione, la ricerca come settori su cui risparmiare, conduce una politica che la scuola e l’università respingono con forza, offende la cultura, umilia gli operatori!
 


Riandiamo indietro nel tempo. I Programmi del ’79 (scuola media), i Programmi dell’85 e gli Ordinamenti del ’90 (scuola elementare), gli Orientamenti del ’91 (scuola dell’infanzia), i Programmi Brocca del ’92 e le innovazioni che hanno caratterizzato l’istruzione tecnica e quella professionale – molte delle quali sono passate ad ordinamento – avevano tutte la medesima ispirazione, la strategia del curricolo. Però, in ciascuno di documenti citati di tale matrice si dava una riscrittura diversa, si operava una curvatura adeguata alle diverse tipologie di scuola! Mai si è proceduto con il copia e incolla!

Ma, se andiamo avanti nella lettura delle Indicazioni, troviamo anche una chiara posizione metodologica, cervellotica quanto si vuole, ma che comunque viene pressoché imposta ai nostri insegnanti. Il gioco si fa duro, e chiaro quando si parla di Unità di Apprendimento e Piani di Studio Personalizzati.

Sto fotocopiando: “Le Unità di Apprendimento, individuali, di gruppi di livello, di compito o elettivi oppure di gruppo classe sono costituite dalla progettazione: a) di uno o più obiettivi formativi tra loro integrati (definiti anche con i relativi standard di apprendimento, riferiti alle conoscenze e alle abilità coinvolte); b) delle attività educative e didattiche unitarie, dei metodi, delle soluzioni organizzative ritenute necessarie per concretizzare gli obiettivi formativi formulati; c)delle modalità con cui verificare sia i livelli delle conoscenze e delle abilità acquisite, sia se e quanto tali conoscenze e abilità si sono trasformate in competenze personali di ciascuno. Ogni istituzione scolastica, o ogni gruppo docente, deciderà il grado di analiticità di questa progettazione delle Unità di Apprendimento. L’insieme delle Unità di Apprendimento effettivamente realizzate , con le eventuali differenziazioni che si fossero rese opportune per singoli alunni, dà origine al Piano di Studio Personalizzato che resta a disposizione delle famiglie e da cui si ricavano anche la documentazione utile per la compilazione del Portfolio delle competenze individuali”.

Sulla bizzarria di questa arzigogolata procedura, che… ora sembra smentire la linea della programmazione educativa e didattica, ora confermarla, sulla natura di queste UA e PSP mi sono già espresso in altri scritti (sul web, Lo tsunami degli OSA; Il secondo ciclo, che ne è delle Indicazioni?, in Voci della Scuola - 2006, Napoli, Tecnodid, Istruzione e Formazione). E’ poi sorprendente che, quando si parla di Portfolio, in un grado di istruzione in cui questo dovrebbe trovare la sua piena legittimità, si fotocopia la fotocopia già nota per il primo ciclo. Ciò dimostra che i nostri estensori hanno scarsa dimestichezza con un documento che è inutile per il primo ciclo e che sarebbe necessario per il secondo, sempreché non si voglia giocare con quelle genericità che già ho sottolineate in altri scritti (sul web, Chi ci “garantisce” che questo portfolio sia una cosa seria?).

E non voglio annoiarvi più di tanto… già ci pensano le Indicazioni a farlo!