I TAGLI AL CALENDARIO. Troppo poco tempo sui banchi di scuola. di Gaspare Barbiellini Amidei, da Il Corriere della Sera dell'8/3/2005
Persino un bizzarro inizio di marzo quasi polare può mettere in risalto un poco conosciuto record negativo italiano nella pedagogia europea: da noi il ragazzo medio studia allo stesso tempo troppo per il calendario ufficiale e troppo poco per l’orologio reale. Siamo il Paese d’Europa con più mesi previsti formalmente in aula, si arriva a 200 giorni complessivi. Per fare qualche esempio, in Francia i giorni sono 180, in Svezia e in Finlandia 160. Siamo però anche il Paese del Continente con più deroghe a questo calendario. Il 2005 sarà poi un anno particolarmente breve per ragioni meteorologiche (ancora sabato in molte regioni le scuole sono state chiuse per neve) ed elettorali (si interromperanno le lezioni ai primi di aprile per la consultazione regionale e si farà un altro stop in maggio o in giugno per il referendum sulla legge 40 che regola la fecondazione assistita). Ma queste sono soltanto briciole di assenze. In realtà dai 200 giorni scritti sulla carta si scende ai 160, al massimo 170 effettivi. E all’interno di essi le ore previste, fra le 1.023 del liceo artistico e le 990 del liceo classico, si riducono a 600-700 per un folto elenco di motivi, metà individuali e metà collettivi. Il tasso di assenteismo personale arriva infatti al 50 per cento in molti istituti professionali e al 20-25 per cento nei licei. Le epidemie influenzali fanno la loro parte, l’iniziativa dei singoli incide per suo conto sulle statistiche. Sul piano collettivo il taglio alle ore formalmente fissate può essere così riassunto: 1) 5 giorni l’anno per le assemblee autorizzate degli studenti; 2) dai 5 ai 15 giorni per scioperi e manifestazioni varie; 3) dai 4 ai 10 giorni per «attività didattiche» esterne, gite scolastiche, visite a mostre, partecipazioni a manifestazioni culturali, spettacoli teatrali e televisivi dentro e fuori dall’istituto; 4) interruzione per recupero e per progetti: i ragazzi che non devono recuperare nelle ore che in aula sono dedicate a quelli che devono recuperare possono svolgere altre attività, partecipare a cineforum, eccetera; 5) assenza di docenti; 6) attività sportive. Queste ore sono di 55 minuti l’una nei licei e di 45 in genere negli istituti professionali. C’è da togliere anche una «pausa di socializzazione» che va dai 15 ai 25 minuti, è il vecchio «intervallo».
La riforma fisserà un numero di ore per ogni
percorso e segnerà un confine minimo, stabilendo che al di sotto di
due terzi di queste ore non si passa da un anno all’altro. Famiglie e docenti condividono l’esigenza di una maggiore elasticità e di una più esplicita personalizzazione delle responsabilità, con meno assenteismo e più sincera corrispondenza fra le classificazioni formali (ci sono «attività didattiche» esterne serie e «attività didattiche» esterne meno serie e meno redditizie) e necessità effettive di apprendimento. C’è anche da mettere ordine e mezzi finanziari in tutto il settore del recupero, che si interseca con la generale gestione del tempo. Questo tempo spesso risulta tempo perso. Infine un invito alla politica: trovare spazi alternativi per il ricorrente ricorso alle urne senza gettare scompiglio nella fase finale di un anno scolastico. |