I dati presentati nel libro bianco di Legambiente sulla politica del governo dal 2001. I tagli della riforma Moratti chiuse 78 scuole in Campania. di Bianca De Fazio, da la Repubblica ed. di Napoli del 18/3/2005
Legambiente presenta il suo libro bianco sulla scuola e gli dà un titolo che non lascia dubbi sulle conclusioni: «Liquidazione di fine stagione». I tagli degli ultimi tre anni agli organici, la scure delle Finanziarie, i sacrifici imposti ai bilanci dei singoli istituti consegnano la fotografia di una scuola che non è più in grado di garantire qualità. In tutto il Paese come in Campania. Anche qui c'è poco da stare allegri, nonostante alcuni dati mostrino che la situazione nelle nostre province è talvolta meno disperata che altrove. Vediamo. Dal 2001 ad oggi sono ben 78 le scuole che, nella regione, non esistono più. Per razionalizzare la spesa (leggi "tagliare gli organici" di dirigenti, segretari, bidelli) sono stati sacrificati ad esempio, 36 asili e 7 scuole elementari. Non che siano state tout-court abolite. Nella maggior parte dei casi si è trattato, in realtà, di accorpamenti di istituti, a discapito delle scuole che la Moratti ha testualmente bollato come «improduttive». Soffermiamoci sugli asili: dal 2001 ad oggi s'è ridotto il numero degli scolaretti e quello delle classi (queste ultime sono passate da 6.164 a 6.152) e non per decremento demografico: basti pensare che solo a Napoli sono oltre 3 mila i bambini attualmente in lista d'attesa nelle scuole dell'infanzia. Ma l'oggettiva disponibilità di posti si assottiglia. È invece decisamente legata al calo demografico la diminuzione di alunni nelle elementari e nelle medie, e se nelle prime questo ha almeno avvantaggiato il rapporto tra numero di alunni e classi (da 18.67 a 18.53), non altrettanto vale per le medie. Il numero degli studenti torna a crescere, decisamente, alle superiori. Eppure gli organici degli insegnanti vengono tagliati. «In due modi - spiega Legambiente - portando per tutti l'orario di insegnamento a 18 ore settimanali e dando la possibilità ai docenti di arrivare sino a 24 ore. S´è risparmiato economicamente, ma s´è inciso negativamente sulla qualità». La mazzata finale arriva con i tagli ai finanziamenti alle scuole, che si riducono di oltre un terzo. Il 35 per cento in meno (dal 2001 ad oggi) sui bilanci degli istituti, soldi che dovevano servire (ed erano stati precedentemente garantiti) per far marciare l'autonomia scolastica e per ampliare l'offerta formativa. Le risorse per i cosiddetti Pof (piani dell'offerta formativa) arrivano col contagocce, le scuole sono costrette a rinunciare a progetti e laboratori, ed alcune spese vengono del tutto cancellate: nonostante il costante aumento di alunni disabili, per cominciare, sono spariti i finanziamenti per i sussidi didattici e tecnologici a loro destinati. Ma il fronte handicap ha sofferto anche altri tagli e se per ogni studente disabile c'era un investimento, nel 2001, di 125,50 euro, adesso quella cifra è più che dimezzata: 58 euro. L'informatica? Quella con tanta enfasi sbandierata dal ministro? Già il primo anno di gestione Moratti aveva portato un taglio del 30 per cento dei finanziamenti per le nuove tecnologie. Ed ora, «per il secondo anno consecutivo, questa voce è completamente scomparsa dai finanziamenti ministeriali», e sì che l'informatica è persino diventata obbligatoria ed è nelle schede di valutazione degli alunni. Così, per acquistare le attrezzature informatiche, le scuole sono costrette a dirottare fondi a scapito di altre voci di spesa. |