Educazione fisica, Chimica e test:

prof sul piede di guerra.

di Pasquale Almirante  da La Sicilia del 14/3/2005

 

La speranza che il ministero potesse ripensare alle due ore di educazione fisica a settimana, nella sua proposta di riforma della secondaria superiore, ha preso altre vie: un'ora sola dunque nell'orario curricolare degli otto licei, e con l'assenso del Coni che avrebbe tuttavia ottenuto il riconoscimento di crediti formativi per chi facesse sport oltre l'orario assegnato. In ogni caso, un buon 30% di docenti di educazione fisica dovrà prendere la via dell'esilio, insieme con i colleghi di chimica, dovunque falcidiati, a meno che la bozza non venga ripensata o i tempi tecnici per l'approvazione definitiva dovessero sfuggire al controllo del governo.

Tutti comunque minacciano proteste clamorose, con risultati da verificare, visto che l'indirizzo complessivo sembra ormai scolpito, come è avvenuto per il primo ciclo. Qui fra l'altro sono in arrivo i test di valutazione nazionale dell'Invalsi, pensati dal ministero per monitorare i livelli di sapienza delle scuole.

Domande a risposta multipla, e uguali per tutti, da somministrare ai ragazzi, ma sulla cui utilità e oggettività si è aperto il solito dibattito. Si teme infatti che possano essere, sia il primo grimaldello per valutare pure gli insegnanti, visto che non tengono conto delle realtà oggettive e territoriali di ciascuna scuola, e sia pure un mezzo per discriminare le scuole in termini di finanziamenti. E allora un altro contro-attacco si va materializzando: di rimandare le schede al mittente se il collegio dei docenti non le gradisse, come è stato per il tutor.

 

Discorso diverso invece alle superiori dove test simili andrebbero a sostituire, nel prossimo futuro, la terza prova agli esami di Stato. Certamente, il bello si perderebbe se i prof ci mettessero lo zampino, aiutando e suggerendo: vedi scuole private e le pubbliche velleitarie.

E allora il discorso torna alla figura del docente e alla sua serietà professionale che nessuno sta cercando di valorizzare, anzi si ventilano proposte di revisione degli organi collegiali, presenziati in maggioranza dai genitori e da figure esterne (come i proprietari dei plessi: Comuni o Province); e di imporre un nuovo stato giuridico che, suddividendo in tre fasce, rischia di creare gerarchie all'interno di una funzione che vuole educare e istruire con pari dignità.

Ed è anche per questo che tutti i sindacati della scuola, tranne Snals, insieme col pubblico impiego, il 18 marzo scenderanno in piazza. Chiederanno soprattutto il rinnovo della seconda parte economica del contratto, insieme con l'immissione immediata dei precari sui posti vuoti, nonché di rigettare la proposta di affidare alle Regioni l'istruzione professionale: risponderà la ministra finalmente o lascerà squillare a vuoto il suo apparecchio, come se dall'altra parte non ci fossero speranze?

p.almirante@tiscali.it