Presentata la seconda bozza di riforma delle superiori.

Cancellato il biennio sulla moda.

«Stessi istituti per licei e professionali».

Istruzione tecnica, la proposta del ministero:

sede unica per indirizzi tecnologici e formazione.

di Giulio Benedetti, da Il Corriere della Sera del 9/3/2005

 

ROMA - Riforma delle superiori secondo atto: sindacati, associazioni, forze politiche discutono un nuovo documento messo a punto dagli esperti della Moratti. Con la bozza, la seconda, si cerca di risolvere il problema dei problemi: i licei tecnologici avranno una vocazione professionale e passeranno alle regioni, con gli insegnanti, o resteranno allo Stato? Si è cercato di risolvere il problema con un compromesso. Il comma 14 dell’articolo 1 recita: «I percorsi del sistema dei licei e quello dell’istruzione e formazione professionale (le due gambe previste dalla riforma Moratti, ndr ) potranno essere realizzati in un’unica sede, anche sulla base di apposite convenzioni tra le istituzioni scolastiche - i licei - e formative - i corsi di istruzione e formazione professionale - interessate».

In questo modo il conflitto sul destino dei tecnici, regioni o Stato, è eliminato. Un tecnico attuale potrà fare contemporaneamente percorsi liceali e di istruzione e di formazione professionale. Si chiameranno tutte istituzioni scolastiche, non più licei. L’istituzione scolastica, quella statale ma anche quella regionale, è autonoma e può realizzare i percorsi di entrambi i sistemi, liceale o di istruzione e formazione. L’istituto non è né dello Stato né della regione: è autonomo e può accedere sia ai fondi statali che regionali. Manca l’articolo 25 della prima bozza, quello che regola il passaggio delle risorse alle regioni per gestire il sistema: stipendi, organici, gestione del personale secondo la sentenza della Consulta del gennaio 2004. In prospettiva i prof saranno tutti gestiti dalle regioni. Contratti nazionali e integrativi, questi ultimi sempre più pesanti. Si attende il parere del ministero degli Affari regionali. Poi si aprirà una fase di transizione, più o meno lunga, per il passaggio delle risorse alle regioni. Quelle che si sentono pronte partiranno prima.

Fin qui le novità della bozza. La proposta mantiene quasi inalterata invece la struttura del liceo tecnologico: sette indirizzi, invece di otto: quello della moda è stato eliminato nella seconda scrittura, con il prevalere di materie umanistiche a scapito dei laboratori e delle discipline tecnologiche, il nerbo della formazione degli attuali periti, un requisito richiesto soprattutto dalle medie e piccole imprese del Nord e del Nord-Est. Quando è stata presentata la prima bozza gli industriali del Veneto e della Lombardia sono insorti: dove li andiamo a prendere i futuri tecnici? Critiche anche da associazioni, sindacati e dalla stessa maggioranza: Udc e An. La nuova proposta non cambia molto le cose. L’orario obbligatorio diminuisce di qualche ora ma le forbici degli esperti della Moratti tagliano in eguale misura nel triennio dei 7 indirizzi tre ore di discipline scientifiche come teoria dei processi tecnologici e gestione di progetti e tre ore di materie umanistiche come filosofia. Insomma i dubbi sulla missione dei licei tecnologici, università o lavoro, in parte restano. «C’è un miglioramento - osserva Giovanni Sedioli, preside di uno dei più importanti tecnici del Paese, il "Valeriani" di Bologna, 86 per cento dei diplomati assunti entro 90 giorni - ma non tale da superare l’obiezione iniziale: i futuri licei tecnologici garantiranno un filone di saper fare competitivo rispetto agli attuali tecnici?».