Il mondo universitario boccia le disposizioni contenute nel dl omnibus.

Atenei, i piani triennali comprimono l'autonomia.

da ItaliaOggi del 27/3/2005

 

Le università bocciano il decreto omnibus. Le modifiche introdotte dalla camera e approvate dal senato in sede di conversione definitiva del provvedimento, che hanno riportato a tre gli anni di conferma dei ricercatori sia pure con l'aumento di stipendio dopo il primo anno, non sono sufficienti per il mondo universitario che non apprezza, nel complesso, i contenuti del provvedimento e la filosofia che lo ha ispirato.

Gli interventi di modifica, infatti, riguardano oltre alle buste paga dei ricercatori, la programmazione finanziaria degli atenei, le modalità per lo svolgimento dei concorsi per associati e i finanziamenti per gli atenei non statali.

L'articolo 1 del decreto 7/2005 convertito in legge dal senato mercoledì scorso conferma che entro il prossimo 31 marzo 2005 gli atenei saranno tenuti a inviare al ministero i programmi di assunzione del personale relativi ai prossimi tre anni come stabilito dalla legge finanziaria.

Una norma, quest'ultima, fortemente contestata anche dai rettori. ´È sbagliata l'introduzione del controllo aprioristico sulle scelte degli atenei, così come qualsiasi forma di contrattazione dei loro piani di sviluppo e dei loro obiettivi con il ministero. No quindi a qualsiasi ritorno centralistico, lesivo dell'autonomia', spiega il presidente della Crui, Piero Tosi, che si è battuto perché quella norma venisse eliminata.

Unica concessione che in questo senso è stata fatta rispetto al testo originale è di aver specificato che il ministero dovrà compiere soltanto valutazione di carattere finanziario e non di merito.

Ma per Tosi non è ancora sufficiente. "Sarebbe invece necessario che il Miur indicasse le linee strategiche di sviluppo del sistema universitario, che gli atenei facessero programmi coerenti con tali linee, con scelte e obiettivi, che lo stato fornisse sicurezza sulle risorse con piani pluriennali, allineando finalmente la nostra università alla media europea dei finanziamenti (quest'anno la legge finanziaria ha aumentato il Ffo, ma, in termini finanziari, tale aumento è stato soltanto dell'1%), che si introducesse nel sistema un modello di valutazione dei risultati conseguiti dagli atenei e che, quindi, i buoni risultati fossero premiati così come fossero disincentivate le pratiche non positive". In questa ottica i rettori non giudicano positiva anche la norma che impone l'obbligo a partire dal 2006 di inviare sempre al ministero dell'istruzione i programmi di lavoro sulla base dei quali poi saranno stanziati i finanziamenti.

Desta preoccupazione, poi, soprattutto nei ricercatori la modifica delle modalità per lo svolgimento dei concorsi. Il decreto limita a una sola idoneità per ogni posto bandito dimezzando di fatto le opportunità di divenire associati.

Una decisione inaccettabile secondo il Coordinamento dei ricercatori universitari. "La riduzione a un solo idoneo per l'avanzamento di carriera non tiene conto della situazione da cui già provenivamo con continui blocchi delle assunzioni e quindi si va verso la creazione di un vero e proprio tappo", spiega il presidente del Coordinamento, Marco Merafina.

Se a questo poi si aggiunge un incremento dei fondi destinati alle università non statali che viene stornato dal fondo ordinario del sistema statale, si ha il quadro completo di una situazione che per tutto il mondo accademico si fa sempre più difficile.