Costituzionalisti contro la riforma.

I costituzionalisti bocciano senza appello la riforma costituzionale

appena votata in seconda lettura dal senato.

da ItaliaOggi del 25/3/2005

 

L'Associazione costituzionalisti italiani ancora non si è espressa in maniera ufficiale: lo farà nel prossimo mese anche perché non c'è tempo da perdere. "Bisognerebbe dare una riposta forte, tutto il paese dovrebbe segnalare il malessere contro questa riforma anche con uno sciopero generale", sottolinea Alessandro Pace ordinario di diritto costituzionale a La Sapienza. Anche perché non sarà semplice procedere al referendum confermativo. "È una riforma che nasce illegittima visto che riguarda varie parti della Costituzione.
L'articolo 138 della Costituzione prevede una revisione costituzionale per argomenti omogenei: c'è una violazione della libertà di voto dei cittadini. Come potranno votare, infatti, chiamati come saranno a esprimersi contemporaneamente su forma di governo, forma di stato, su devolution e così via?", sottolinea Pace. "Al tempo della bicamerale di D'Alema questo problema era stato risolto con la previsione di una norma costituzionale di deroga all'articolo 138, che nella riforma di oggi non c'è. Per Pace non è sbagliato parlare di ´dittatura del primo ministro: il premier, che ha il potere di sciogliere la camera, finisce con l'avere anche il potere di condizionarne effettivamente la legislazione ordinaria in materie che sono il cuore dell'ordinamento, le libertà personali, la tutela del risparmio, la libertà di disciplina economica, i codici".

Pace si sofferma anche sulla devolution: "È gravissimo che la materia dell'istruzione sia sottratta allo stato. Se si incide sull'unità culturale di un paese non si ha più identità di patria".

"La norma antiribaltone è una stupidaggine macroscopica. L'idea che non si possa ricostituire una maggioranza diversa da quella originaria ingessa il sistema e non rientra nei principi di democrazia. Semmai è una questione di costume politico", spiega Federico Sorrentino ordinario di diritto costituzionale a La Sapienza. Altri passaggi critici sono la perdita di poteri del capo dello stato, la ricomposizione in chiave politica della Corte costituzionale, l'equivoco del senato federale. "Non cambia nulla. Anche oggi i senatori sono eletti su base regionale, cosa che non determina la rappresentanza di interessi regionali". Claudio Chiola sceglie la linea prudenziale e non si esprime: il suo nome è tra quelli papabili per l'elezione a giudice costituzionale. Ma sono tanti a scommettere che non si troveranno voci adesive a questa riforma.