Autonomia promossa.

Ma i docenti statali bocciano la parità.

da ItaliaOggi del 15/3/2005

 

A scrutinio la scuola: positivo il giudizio sull'autonomia, sempre che, però, non resti priva di adeguati sostegni economici. Negativo invece quello sulla parità, anche se il giudizio può sembrare di parte. La parità, infatti, risulterebbe bocciata dai docenti statali e promossa dai loro colleghi del privato.

È quanto emerge da una ricerca condotta su più di 1.000 docenti di scuole statali e non statali dalla fondazione Giovanni Agnelli e co-finanziata dal Miur. La ricerca vuole stabilire se e quali sarebbero i fattori che intervengono a modificazione del lavoro e della vita degli insegnanti. L'obiettivo di questo studio, spiega Luisa Ribolzi, responsabile del progetto, era "verificare alcune ipotesi sui mutamenti della scuola, capire come chi ci lavora reagisce a un clima di incertezza prolungata". La scuola, dunque, e l'innovazione istituzionale vista attraverso le percezioni di chi la vive e la fa: gli insegnanti. Insegnanti che, in definitiva, accolgono con favore l'avvento dell'autonomia.

Tuttavia, l'87% dei docenti statali e il 73% di quelli delle private sottolineano l'esigenza di maggiori investimenti sull'autonomia. Sta bene, dunque, accettare la sfida e il rischio dell'autonomia, ma non senza soldi. Ma se da una parte gli insegnanti, sia del pubblico sia del privato, concordano nell'accettare e voler cogliere le sfide poste dall'autonomia, dall'altra dimostrano maggior chiusura nell'interpretazione della parità della scuola pubblico-privata.

La parità scolastica è giudicata negativamente dal 53% degli statali, mentre il 60% dei non statali ritiene che possa produrre condizioni di competitività da cui la scuola, statale e non, possa trarre stimolo a migliorarsi. Il dato sulla parità mette in evidenza una spaccatura quasi "di classe" fra insegnanti statali e non, oltre che una relativa assenza di informazioni sui reciproci modelli e, ancora una volta, un vuoto comunicativo tra i sistemi.

Lo studio è stato comunque utile a identificare gli atteggiamenti degli insegnanti anche nei confronti del processo di riforma in atto nella scuola. Atteggiamenti che denotano la loro disponibilità, da un lato, a giocarsi la partita dell'innovazione, dall'altro, però, anche una certa insofferenza. Tale, secondo la ricerca, sarebbe la conseguenza di un cambiamento passato troppo spesso sopra la testa dei docenti. Secondo Luisa Ribolzi, "la mancanza di partecipazione degli insegnanti, più che la mancanza di soldi, è il vero snodo critico della riforma in atto".