Approvato ieri dal Consiglio dei ministri.
Confermati i due percorsi: licei e formazione professionale .

Scuola, via alla riforma delle superiori

sul decreto è scontro governo-Regioni .

Vasco Errani (Emilia Romagna): si spezza un ordinamento che deve restare unitario
Enrico Panini (Cgil): così si aumentano le disuguaglianze tra gli studenti .

di Mario Reggio, da la Repubblica del 28/5/2005

 

ROMA - Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri, in prima lettura, il decreto di riforma della scuola superiore. Il provvedimento sancisce tra l´altro il doppio canale: da una parte i licei, dall´altra la formazione professionale. Ma l´iter è ancora lungo. Il primo scoglio sarà la Conferenza Stato-Regioni. E dai governi regionali arriva il primo segnale negativo. «Il governo ha sbagliato a rompere con le Regioni e ad approvare una proposta di modifica della secondaria ampiamente discutibile - afferma il governatore dell´Emilia-Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani - trovo inaccettabile che il governo chieda di acquisire un semplice parere dalle Regioni sul sistema dei licei, mentre riserva loro integralmente la formazione professionale, spezzando così un ordinamento che deve rimanere organico e unitario. Anche per questo ritengo occorra riprendere il confronto leale tra governo centrale e Regioni».

Ma il ministro Letizia Moratti sembra voler tirare dritto per la sua strada. «Si tratta un decreto ordinamentale - replica - non tocca i trasferimenti di competenze alle Regioni, che dovranno solo dare un parere sul sistema dei licei che è e rimane di competenza dello Stato».

Cosa prevede il decreto, che ha visto la luce dopo dieci bozze e continue modifiche? I licei sono divisi in due fasce. Quattro senza indirizzi: classico, scientifico, linguistico e delle scienze umane. E altrettanti con diversi indirizzi: otto per il liceo tecnologico, due per l´economico, tre per il liceo artistico e due per quello musicale. Per l´istruzione e la formazione professionale il decreto stabilisce i livelli essenziali di prestazione, 990 ore minime annuali, percorsi triennali e quadriennali. Un´unica sede, chiamata campus, dovrà ospitare i licei a indirizzo e le scuole di formazione professionale, «per facilitare il raccordo tra loro e con il mondo del lavoro».

«La novità di questa riforma - ha spiegato il ministro Moratti durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi - è il concetto di successo formativo. I ragazzi usciranno tutti con una qualifica o un diploma. Ciò è importante per dare ai nostri giovani gli strumenti per inserirsi in maniera attiva in un mondo sempre più difficile. La pari dignità dei due percorsi è garantita da un unico profilo in uscita, dalla possibilità di accedere all´università da entrambi i percorsi».

Da sindacati e centro-sinistra arriva però una raffica di critiche. «Una brutta scuola secondaria - commenta Enrico Panini, segretario della Cgil - che aumenterà le diseguaglianze tra gli studenti e che sanzionerà le differenze culturali anziché contribuire a superarle, come è accaduto fino ad ora. Con questo provvedimento il governo apre uno scontro durissimo con le parti sociali. Sarà accontentato». E i Cobas: «Prima di traslocare da ministra verso un´aleatoria poltrona di sindaca di Milano - afferma il portavoce Piero Bernocchi - Moratti prova a lasciare l´ultimo, catastrofico marchio della sua impopolarissima gestione». E Maria Chiara Acciarini, senatrice ds: «Moratti sembra un generale senza esercito, procede solitaria con interventi calati dall'alto, senza risorse, senza confronto, senza consenso. E ora spacca la scuola in due».