La polemica. Il ministro dell'Istruzione replica a Pirani. di Letizia Moratti, Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca da la Repubblica del 15/5/2005
Caro direttore, l'articolo di Mario Pirani pubblicato su la Repubblica di ieri solleva problemi reali che recenti fatti di cronaca hanno posto prepotentemente all'attenzione dell´opinione pubblica. Concordo su molti punti con l´articolista, in particolare sul fatto che gli atti di aggressività, di violenza, di "bullismo" di cui sono protagonisti giovani e giovanissimi sono il frutto di scelte culturali ed educative, nella scuola e nella famiglia, prevalse negli ultimi quarant'anni.
Si tratta di fenomeni complessi che richiedono una riflessione profonda e una presa di responsabilità da parte di tutti - genitori, educatori, politici, rappresentanti di istituzioni. Occorre evitare la presunzione di avere la soluzione in tasca, se si vuole veramente affrontare un problema che affonda le sue radici nel disagio giovanile e che purtroppo a volte può sfociare in comportamenti devianti. Su un punto tuttavia penso che tutti dobbiamo essere d´accordo: la soluzione non è immediata, bensì a medio-lungo termine, e deve necessariamente passare dalla famiglia e dalla scuola. E´ soprattutto sui banchi di scuola che si formano le coscienze e si preparano cittadini consapevoli e responsabili, capaci a loro volta di formare famiglie consapevoli e responsabili. Non capisco pertanto come Pirani possa parlare di fallimento della riforma che abbiamo appena avviato, i cui risultati si vedranno tra qualche anno. I principi sui quali si fonda il nostro progetto educativo sono quelli affermati dalla Costituzione repubblicana e dalla Convenzione europea: la dignità della persona, la libertà, l´uguaglianza, la solidarietà, la giustizia, la cittadinanza consapevole e partecipata.
In una scuola che negli ultimi decenni si era concentrata più che altro sulla trasmissione del sapere, abbiamo introdotto questi principi inserendo, accanto alle discipline che costituiscono il curriculum obbligatorio, insegnamenti riguardanti la convivenza civile, il rispetto di se stessi e degli altri, al di là di ogni appartenenza etnica o religiosa, la solidarietà, il rispetto delle cose e dei beni comuni, l´educazione ambientale, i sani e corretti stili di vita, la salute, l´alimentazione, l´attività sportiva, l´educazione stradale. Vorrei ricordare ancora l´importanza della partecipazione attiva degli studenti alla vita scolastica attraverso le consulte studentesche provinciali, la conferenza nazionale dei presidenti delle consulte con i relativi gruppi di lavoro, il forum delle associazioni e i campus degli studenti d´Europa: si tratta di vere e proprie palestre del dialogo e del confronto. Per non parlare delle azioni di solidarietà e volontariato, presenti in oltre il 10 per cento delle scuole italiane, con iniziative che vanno dall´assistenza al compagno disabile al sostegno ai ragazzi dei Paesi in via di sviluppo, dalla partecipazione durante le vacanze alla costruzione di pozzi in Africa all´aiuto agli anziani. Questa scuola, purtroppo, non emerge mai nelle cronache dei giornali perché le esperienze positive non fanno notizia. Con la riforma abbiamo anche definito alcune "regole", a cominciare dall'obbligo della frequenza degli alunni: solo se l´allievo frequenterà almeno i tre quarti delle lezioni l´anno scolastico sarà valido ai fini della valutazione degli apprendimenti e per il passaggio all'anno successivo.
Un altro punto riguarda la valutazione annuale dei comportamenti dell´allievo, il cosiddetto voto in condotta, la cui reintroduzione in una valenza formativa e non più punitiva ha registrato un generale consenso sia da parte dei genitori sia da parte degli studenti. Per garantire però il pieno successo formativo degli allievi è necessaria una concreta interazione tra insegnanti e genitori, come è previsto dalla riforma, affinché scuola e famiglia possano insieme aiutare i ragazzi e le ragazze a trovare le proprie motivazioni e vocazioni, a superare i momenti di difficoltà e a diventare cittadini liberi e responsabili.
Letizia Moratti |