IL RETROSCENA Berlusconi: quando Blair diminuisce gli impiegati pubblici dicono che è bravo, se lo faccio io invece... . Il premier gela i sindacati "Sugli statali non arretro". di Roberto Mania, da la Repubblica del 19/5/2005
ROMA - «Il governo deve adottare una posizione più dura nei confronti dei sindacati nel contrattare gli aumenti per i dipendenti pubblici». Lo ha scritto l´Ocse e lo ha letto il premier Silvio Berlusconi ieri durante il lungo vertice di Palazzo Chigi, aggiungendo di essere d´accordo e, quindi, che lui sul contratto «non arretra». L´atmosfera già plumbea per i dati sul Pil, ricordati poco prima dal ministro dell´Economia Siniscalco, è peggiorata. Ma nessuno dei ministri ha voluto sollevare il "problema". Sì perché il convitato di pietra della riunione era il contratto degli statali. Fonte di scontro all´interno della maggioranza della Casa delle libertà, causa di un prossimo, probabilmente esteso, conflitto sociale. E aleggerà anche oggi nell´incontro con Epifani, Pezzotta, Angeletti, Montezemolo e Billé. Mentre diventerà l´oggetto di una specifica, ma successiva, riunione tra governo e sindacati, senza gli imprenditori. Berlusconi andrà all´attacco: «Noi oggi stiamo cercando di diminuire il numero degli impiegati pubblici, però quando lo faccio io dicono che si distruggono i posti di lavoro, quando lo fa Blair dicono che è bravo». Ora il premier vuole alzare - come dicono i tecnici di Palazzo Chigi - "il livello dello scambio". «I sindacati vogliono oltrepassare quota 95? Bene, ci vuole più efficienza e produttività». Epifani ha già parlato di «crudeltà» a proposito del rapporto dell´Ocse. Il ministro della Funzione Pubblica, Mario Baccini (Udc) ha fatto un passo indietro affidando nelle mani del premier il destino del contratto del pubblico impiego. Così anche An. Che, intanto, non ha affatto apprezzato ieri notte l´accelerazione del Cavaliere per stoppare qualsiasi ulteriore discussione sulla tassazione delle rendite finanziarie. «Il vertice non si era concluso così. C´era stata la disponibilità di Siniscalco, della Lega e dell´Udc. Evidentemente Berlusconi ha voluto riaffermare la sua leadership. Ma non è detto che sia un segno di forza», dicevano ieri gli uomini di Alleanza nazionale, il partito che con il ministro Gianni Alemanno si è più esposto su questa proposta. Dissidi, dunque, ma anestetizzati durante la riunione di Palazzo Chigi. Da oggi, con il primo appuntamento con le parti sociali, il Berlusconi-bis comincia a dare forma al suo programma, puntando su famiglie, imprese e Mezzogiorno. «Questa volta - ha spiegato il vicepremier, Gianfranco Fini - dobbiamo guardare al nostro blocco sociale. Al ceto medio dobbiamo offrire sicurezza e prospettive». Argomento usato anche dall´altro vice, Giulio Tremonti, ma per evitare di imboccare la strada della tassazione delle rendite. Operazione - ha spiegato - che creerebbe solo preoccupazione tra i piccoli risparmiatori tanto più che la prospettiva di questo esecutivo è comunque di breve periodo. «Sui grandi capitali però a qualcosa dobbiamo pensare», ha insistito Alemanno. Come la pensava, Berlusconi l´ha detto uscendo da Palazzo Chigi. Fine della polemica, il leader è lui. Il programma, che andrà nel Dpef, Siniscalco l´ha solo accennato, dopo aver distribuito a tutti i ministri il testo della sua comunicazione alle commissioni Bilancio delle due Camere sulla crisi economica. La grande preoccupazione di Siniscalco, come di Berlusconi, è la debolezza del nostro potenziale di crescita. Il premier ha insistito sulle difficoltà che hanno le nostre piccole e medie imprese a competere sul mercato globale. Per questa ragione lo sgravio dell´Irap - ha detto - non potrà essere concentrato sul fattore lavoro perché finirebbero per essere premiate solo le grandi imprese. Così Siniscalco dovrà trovare il modo per aiutare anche le aziende più piccole e quelle del Mezzogiorno. Ma il ministro non ha svelato ancora come coprirà la riduzione dell´Irap. Ha indicato le tre classiche strade: riduzione delle spese, lotta all´evasione fiscale, nuove, non meglio precisate, imposte. «Di certo - diceva un ministro dopo il vertice - non taglieremo le risorse che oggi, attraverso l´Irap, servono per finanziare la sanità». L´"effetto Catania" sembra aver pesato, in positivo, sul vertice di ieri. Per questo i contrasti sono rimasti sotto la cenere. Non sarà così oggi con la prima prova con sindacati e industriali. A tutti il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha chiesto di essere responsabili. «A proposito, avete parlato del monito di Ciampi?», chiedeva il cronista ad uno dei partecipanti al vertice. «Non è stato nemmeno nominato», è stata la risposta. |