n o n    v a d o   a   s c u o l a   m a  a l l' a s i l o . . .

Ho sete, ma non bevo.

di Vale, da Non vado a scuola ma all'asilo del 6/5/2005

 

 

Leggo su «Orizzonte Scuola», ahimè, un esclamativo e pressante (torna tutti i giorni) invito a mettersi in tasca la tessera di un sindacato per tutelare i nostri interessi sissoidi minacciati dai lupi precari: abbiamo sete di tutela sindacale! iscriviamoci tutti all'ANP.

L'invito vieme dopo la sparuta manifestazione del 12 us (sparuta o meno che fosse, l'unica fonte, non attendibile, sono gli organizzatori, mentre privati cittadini mi riferiscono di un drappello di esagitati). L'ANP batte cassa: noi ci facciamo portatori del vostro appetito - legittimo, per cortesia - di adire al ruolo attraverso una strada maestra, ma voialtri vi iscrivete al nostro sindacato.

Non so se qualcuno ha notato la contraddizione.

Intanto, le coordinate ideologiche di questo inciucio possono essere sintetizzate in tre punti:

a) la pieno e incondizionata adesione alla riforma moratti: a questo proposito andate a leggere quello che scrivono ANP e APEF sui propri siti in difesa di istituti morattiani mal digeriti da tutta la scuola come il tutor, da quelle che chiamano «ingerenze sindacali». Viceversa contate quante volte, tra i comunicati stampa delle sopradette società si affronta il tema (non ho scritto: denuncia) dei tagli di organico, sotto il profilo della qualità della scuola prima ancora che sotto quello, stranamente ignorato, della conservazione dei posti di lavoro);

b) il potere discrezionale dei presidi nelle assunzioni in nome di una non meglio definita «qualità della scuola» e/o «professionalità» degli insegnanti;

c) la limitazione dei diritti sindacali acquisiti dalla classe insegnante nel suo complesso in favore di un modello flessibile di rapporti: se rendi, se dai volti alti e non rompi, ti prolungo il contratto, se no avanti il prossimo.

E quando sarò stato licenziato a chi mi rivolgerò? Come potrò mai iscrivermi a un sindacato (?) che, per il proprio status di associazione padronale, non mi permetterà mai di aprire una vertenza contro un dirigente scolastico? Avrò diritto al patrocinio solo quando un collega mi ha pestato i piedi?

vale

 

post scriptum

la contraddizione che ho illustrato (ma che, mi sembra, si illustrava da sola) non deve essere stata un semplice intuizione malvagia, se ho letto in un forum, proprio ora, una domanda (retorica) «come fa un datore di lavoro a difendere i diritti del suo stesso lavoratore?», alla quale mi sono sentito in dovere di rispondere.

Nello schema del patto tra le sigle di cui sopra mi pare che sia da ricomprendere una sorta di solidarietà di profilo più alto, ideale (l'ispirazione viene dalle corporazioni fasciste dove tutta la categoria fa gli interessi della nazione): noi rinunciamo a certi inutili diritti e obsoleti (le garanzie contrattuali), ma in cambio i presidi ci fanno un contratto biennale senza passare attraverso la burocrazia delle graduatorie permanenti, dove ci sono un sacco di precari ormai stagionati et esauriti. E le famiglie sono più contente perché il figlio ha il professore giovane, ben vestito, che mette voti alti, e che, dovesse rompere le scatole con una vertenzina, lo mettiamo alla porta.
Poi verrà il giorno che anche noi dovremo lasciare il posto a persone più giovani e scattanti.

Per fortuna quel giorno non è oggi.

vale