L'Economia spinge
per congelare la ricostruzione di carriera.
da ItaliaOggi del 10/5/2005
Cercasi intesa nel governo per assumere 63 mila
insegnanti a tempo indeterminato a partire dal prossimo anno. Secondo
quanto risulta a ItaliaOggi, il ministero del tesoro avrebbe ricevuto
in questi giorni una bozza di decreto dal dicastero dell'istruzione
con la quale si chiede l'autorizzazione a coprire circa il 65% dei
posti vuoti negli organici di diritto. Il provvedimento è stato
esaminato dai tecnici di via XX Settembre e già rinviato a viale
Trastevere con la richiesta di correttivi. Se infatti i due dicasteri
concordano sull'opportunità di un nuovo piano di assunzioni, sul come
procedere le posizioni sono ancora divergenti. Mentre il responsabile
dell'istruzione, Letizia Moratti, vorrebbe portare a termine
l'operazione senza incidere sulla ricostruzione di carriera degli
insegnanti, il collega dell'economia, Domenico Siniscalco, spinge
affinché il piano sia realizzato almeno per i primi cinque anni a
costo zero. Il primo a lanciare l'ipotesi di un congelamento della
ricostruzione di carriera come via finanziaria da percorrere per far
uscire dalla precarietà gli insegnanti è stato il partito di
Gianfranco Fini, Alleanza nazionale, in questo spalleggiato dal
sindacato autonomo Snals Confsal.
´C'è una situazione di precariato che va assolutamente risolta', aveva
spiegato Giuseppe Valditara, responsabile scuola di An al senato,
chiarendo le priorità del partito.
Per la Moratti, invece, l'operazione va fatta, ma in modo da mettersi
al riparo dalle sabbie mobili di un'eventuale guerra di barricata dei
sindacati e sopra tutto delle azioni giudiziarie. Se lo scopo è quello
di consegnare a fine legislatura un settore della p.a. con le carte in
regole rispetto al programma elettorale di cinque anni prima, le
assunzioni non possono essere subordinate a cavilli giuridici. E che
la scuola sia una delle punte di diamante del governo lo stesso
premier, Silvio Berlusconi, lo ha più volte ribadito.
Il decreto prevede un piano pluriennale di assunzioni, nell'ambito di
quanto previsto dalla legge n. 143/2004, che dovrebbe assorbire
completamente il precariato sui 90 mila posti liberi dell'organico di
diritto. La partenza è fissata a settembre 2005, quando dovrebbe
entrare in ruolo il primo contingente di 63 mila insegnanti, assunti
per metà dalle graduatorie ordinarie e per la restante metà da quelle
permanenti. Se le scadenze dovessero essere confermate, non rimane
molto tempo per avviare le procedure e consentire agli uffici di
sottoscrivere tutti i contratti in tempo utile per far sì che dal
primo settembre ogni insegnante sia al suo posto. Anche se resta
sempre la via d'uscita d'emergenza: presa di servizio in una data
anche successiva, decorrenza giuridica del contratto dal primo
settembre.
Ma è sulla ricostruzione di carriera che il faccia a faccia
istruzione-economia prosegue nel tentativo di trovare la quadratura
del cerchio.
Secondo le dichiarazioni rilasciate dal sottosegretario al Miur,
Valentina Aprea, in occasione di un'interrogazione parlamentare del 14
aprile scorso, una dilazione di cinque anni per i pagamenti relativi
alla ricostruzione della carriera di 90 mila docenti farebbe
risparmiare allo stato circa 230 milioni di euro l'anno.
In verità già oggi le ricostruzioni sono molto lente: a fronte di
uffici scolastici provinciali di piccole dimensioni che riescono a
chiudere la pratica in tre anni, ce ne sono molti, grandi come Roma,
che ne impiegano anche 15 di anni. La legge prevede che ogni
insegnante al momento dell'assunzione in ruolo sia collocato in prima
fascia, continuando dunque a guadagnare lo stesso stipendio di
quand'era supplente. In questa fase, per le casse dell'economia, il
costo docente di ruolo è di poco superiore rispetto al costo docente
precario, visto che si tratterebbe solo di pagare il periodo estivo
prima esente. Vanno però conteggiati gli anni di servizio già svolti
come precari, i quali danno diritto a essere collocati in una fascia
reddituale superiore e al recupero della differenza economica. Ed è da
questo momento in poi che il prof di ruolo costa più del supplente. I
prossimi giorni saranno decisivi per capire il destino del
provvedimento, strettamente legato ai rapporti di forza interni alla
maggioranza. E al piano di rilancio della coalizione in vista delle
elezioni politiche del 2006