Cub: cresce l'allarme per i 'prof'

affetti da disagio psichico .

I dati di una ricerca: 300 insegnanti di Torino manifestano patologie seguite da problemi legati alla fonazione e malattie di carattere neoplastico.

 

da adnkronos del  2/5/2005

 

Un insegnante di greco costretto a impedire che la madre di un suo allievo assista, via telefonino, all'interrogazione del figlio. Un altro condannato per violenza perché, intento a fare lezione, ha strappato ad un'allieva il telefonino con cui stava conversando nonostante fosse in classe. Sono solo alcuni recenti episodi che mostrano le difficoltà con le quali si misurano quotidianamente i docenti che denunciano classi troppo numerose e perdita di autorevolezza, causata in parte da genitori iperprotettivi e troppo permissivi.

E sono proprio queste difficoltà, prolungate nel tempo e sommate alla mancanza di tutele, a trasformarsi spesso in vero e proprio disagio che, soprattutto dopo molti anni di carriera, sfocia nella malattia psichica. E' quanto rivela il volume di Vittorio Lodolo D'Oria 'Scuola di follia', una ricerca approfondita sui disturbi psico-fisici che colpiscono di insegnanti in maniera di gran lunga superiore ad altri lavoratori, impiegati, per esempio, nei settori amministrativo o sanitario.

Secondo lo studio, che prende in esame le realtà di Torino e Milano, nel capoluogo piemontese su 25 mila docenti, 600 si sono rivolti alla Commissione medica provinciale per gravi problemi di salute. Di questi circa 300, dunque la metà, manifesta patologie psichiche, seguite da problemi legati alla fonazione e da malattie di carattere neoplastico, queste ultime fortemente connesse con il disagio ambientale. Si tratta di insegnanti di età piuttostosto elevata (45 anni per la scuola materna, 47 e mezzo per quella elementare, 48 e mezzo per la media inferiore e 50 anni per quella superiore), omogenei per quanto riguarda il sesso, segno che nella categoria sono colpite allo stesso modo le donne e gli uomini (a differenza delle statistiche nazionali che indicano la popolazione femminile più soggetta a problemi di origine psichica), che hanno almeno 20 anni di carriera alle spalle e che lamentano il degrado delle condizioni di lavoro, perdita di autorevolezza e forti pressioni anche da parte dell'amministrazione per soddisfare l'utenza.

A lanciare l'allarme sul disagio psichico nella scuola è il Cub, il sindacato di base che sollecita la necessità di soluzioni che siano rispettose dei diritti dei lavoratori e degli studenti. ''C'è il rischio -osserva il segretario provinciale dei Cub scuola di Torino, Cosimo Scarinzi- che un problema, che è sociale, sia affrontato come una questione puramente medica e che si accentui la tendenza a risolvere la questione espellendo dalla scuola i soggetti più deboli''.

Di qui, per il sindacato, la necessità di avviare una discussione seria che affronti la questione sia sotto l'aspetto culturale, sia sotto quello più strettamente sindacale. ''Solo assumendo il degrado psichico come specifica patologia e quindi lavorare per una 'scuola buona' con classi meno affollate, adeguate strutture sanitarie -conclude Scarinzi- sarà possibile attivare meccanismi di solidarietà e precise rivendicazioni volti al riconoscimento dei diritti dei colleghi in difficoltà''.

Tra le proposte, il riconoscimento della causa di servizio e una soluzione per quei docenti, 7.000 in tutta Italia, cioè l'1% della categoria, collocati temporaneamente fuori ruolo perché considerati inidonei all'insegnamento e che, in base alla Finanziaria del 2002, hanno cinque anni di tempo per rientrare in ruolo, prima di essere allontanati definitivamente.