Riforma

Un difficile compromesso sul secondo ciclo.

da TuttoscuolaNews N. 197, 2 maggio 2005

 

La figura geometrica che meglio si presta a rappresentare la struttura del sistema liceale delineata nella  più  recente  bozza  di  decreto legislativo sul secondo ciclo (la settima, secondo chi ne ha tenuto il conto) è l'ellissi, che come è noto  ha  due  fuochi:  il  primo  è quello attorno al quale si raccolgono i licei  generalisti  (classico, scientifico, linguistico, delle scienze umane); il secondo  è  quello che fa da riferimento a  due  dei  tre  licei  che  si  articolano  in indirizzi    (l'economico  e  il  tecnologico),  mentre  in  una  zona intermedia si collocano il  liceo  musicale-coreutico  e  quello artistico.

La richiesta, avanzata in forme diverse da AN e UDC, di  salvaguardare il carattere specifico dell'ex istruzione tecnica,  sembrerebbe  così essere stata accolta. Nell'ipotesi di partenza dell'UDC (e  anche  del Nuovo PSI) essa avrebbe dovuto costituire il  nerbo  del  "sistema  di istruzione e formazione", insieme all'ex istruzione  professionale  di Stato, ma le molte complicazioni derivanti dal nuovo  titolo  V  della Costituzione, l'ostilità della Confindustria  e  di  molti  operatori dell'istruzione tecnica e professionale, e  la  scarsa  disponibilità delle Regioni a farsi carico in breve  tempo  di  un  così  imponente compito, hanno indotto i sostenitori dei due canali "di pari dignità" a ripiegare sull'accennato modello "ellittico". Un modello all'interno del quale coesistono in realtà  (come  accadeva  peraltro  anche  nel modello "unitario" di Berlinguer)  due  sottosistemi,  quello  liceale "puro" e quello dei licei a tendenza professionalizzante.  Quei  licei "vocazionali" richiesti con insistenza da AN e Confindustria, contrari alla regionalizzazione degli ex istituti tecnici ma ostili anche  alla loro   "licealizzazione",  intesa  come  perdita  della  loro  valenza professionalizzante, in mancanza della quale essi si  trasformerebbero in "licei dell'aria fritta" (Valditara).

A complemento e completamento della mediazione raggiunta in seno  alla maggioranza c'è poi  la  possibilità,  contemplata  nella  bozza  di decreto,    di    costituire   "campus"  o  "poli  tecnologici",  che affiancherebbero nelle stesse sedi percorsi  liceali  quinquennali  ex tecnici e percorsi professionali di durata varia da tre a sette  anni, con utilizzazione congiunta delle attrezzature e del personale. Ma  su questa  ipotesi  il  governo  dovrebbe  acquisire  il  consenso  delle Regioni: operazione di per sé non semplice, ma che dopo l'esito delle recenti elezioni regionali si è fatta certamente più difficile.

 

 

Indicazioni nazionali in arrivo.

Tutte "prescrittive"?

Sembra che la valanga di OSA (Obiettivi Specifici di Apprendimento) in arrivo, predisposta per le diverse discipline che faranno parte dei Piani di studio dei nuovi Licei, e dei loro numerosi indirizzi, abbia sconcertato perfino il loro inventore e teorico, Giuseppe Bertagna.

Rispetto alla stesura iniziale di qualche mese fa, preliminare e un po’ approssimativa, gli elenchi di "conoscenze" e di "abilità" relativi ai vari insegnamenti sono stati completati, precisati e migliorati sotto molti aspetti, con l’apporto delle associazioni disciplinari e di esperti. Ma hanno anche raggiunto un’estensione e un livello di dettaglio assai maggiori rispetto alle previsioni iniziali, tanto da suscitare dubbi sulla loro effettiva gestibilità da parte degli insegnanti e sostenibilità da parte degli allievi. Obiezioni in questo senso sono state sollevate anche da alcuni ispettori.

Secondo l’originario disegno di Bertagna le "Indicazioni nazionali" e gli OSA dovrebbero avere carattere prescrittivo per le scuole, e gli insegnanti avrebbero solo il compito di individuare le giuste combinazioni di conoscenze e abilità per costruire gli Obiettivi formativi e i Piani di studio personalizzati, ma senza ignorarne nessuna: le dosi, il "mix", sarebbero diversi, ma gli ingredienti sempre gli stessi. Il fatto è che il menù è diventato troppo ricco, e l’allievo rischierebbe comunque... l’indigestione. Una strada sarebbe quella di tagliare, prosciugare il menù, mantenendone l’obbligatorietà. Impresa ardua, come insegnano esperienze precedenti.

Saggezza vorrebbe invece che, nel rispetto della completezza e della rilevanza degli OSA, gli insegnanti potessero anche scegliere tra di essi, proprio in funzione della maggiore flessibilità e personalizzazione degli itinerari formativi. E prudenza vorrebbe che fossero indicate esplicitamente quelle poche, pochissime conoscenze e abilità che anche alla luce della ricerca internazionale devono essere considerate essenziali. Solo queste dovrebbero avere carattere di "prescrittività" per gli insegnanti, e solo a partire da queste dovrebbero essere costruite le prove nazionali per la valutazione dei livelli di apprendimento degli allievi.