Contratto: Settimana decisiva per gli statali.
Scoppia la polemica sulla Moratti. E i medici
trattano gli aumenti 2003.
di Pie. P. da
Il Messaggero del 10/5/2005
Forse, il governo invierà la convocazione ai
sindacati del pubblico impiego. Oggi, forse, potrà cominciare la
trattativa per i rinnovi di contratto che, forse, sarà una trattativa
breve. Ma è un percorso pieno di incertezze quello che dovrebbe
portare a un accordo sugli aumenti di stipendio da concedere a tre
milioni di dipendenti pubblici. Il Tesoro metterà a disposizione le
risorse necessarie per accontentare i lavoratori? E ci sarà anche
l’impegno di Comuni e Regioni a sborsare le stesse cifre per i loro
dipendenti? E i soldi saranno vincolati a condizioni-capestro, come la
rimessa in discussione delle regole contrattuali?
Gli interrogativi sono tanti e non si vede come sia possibile
scioglierli in pochi giorni, nonostante l’ottimismo dei ministri
interessati. La prima incognita sono i soldi. Non si tratta di qualche
spicciolo, al contrario di quanto si è spesso detto nei giorni scorsi:
per raggiungere un accordo il governo si deve impegnare a stanziare un
miliardo aggiuntivo (anche se la spesa reale è inferiore: una parte
dei soldi rientrerebbe allo Stato come tasse e contributi). Pare che
questa mattina il ministro dell’Economia Domenico Siniscalco farà il
punto sulle risorse da spendere e ne discuterà con il ministro della
Funzione pubblica Mario Baccini. Dopo di che potrà partire la
convocazione dei sindacati a Palazzo Chigi. Oltre a Baccini e
Siniscalco, al tavolo sarà presente anche il sottosegretario Gianni
Letta in rappresentanza della Presidenza del Consiglio. E sarà lui, si
presume, a condurre la trattativa.
Sulla compagine governativa presente all’incontro sta nascendo un
piccolo caso. Che fine ha fatto la Moratti? Perché non è prevista la
partecipazione del ministro dell’Istruzione, da cui dipende la fetta
più grande del pubblico impiego (quasi un milione e mezzo di persone)?
Se lo chiede Enrico Panini, il segretario della Flc, cioè la Cgil
della categoria scuola. L’assenza di Letizia Moratti sarebbe, dice
Panini, «un fatto gravissimo». Perché rappresenterebbe «un chiaro
segnale del disinteresse per le sorti contrattuali di circa un milione
e mezzo di lavoratori, oppure la conferma della volontà di rinnovare
il loro contratto nel 2006». Sarebbe inoltre «una decisione
inaccettabile, che ci vedrebbe assumere immediatamente iniziative di
lotta, ivi compreso il blocco delle operazioni di chiusura dell'anno
scolastico, scrutini compresi».
La scuola forse teme di essere penalizzata in una trattativa che
finora si è incentrata molto sul destino dei ministeriali. I
professori, peraltro, possono in genere contare su disponibilità
finanziarie maggiori degli altri comparti del pubblico impiego. Ma chi
si trova davvero in una situazione paradossale sono i medici. I quali
non attendono soltanto gli aumenti di stipendio relativi al biennio
2004-2005, ma anche quelli del biennio precedente. Un ritardo di tre
anni e quattro mesi! A ostacolare la firma del vecchio contratto sono
state una serie di questioni normative. Proprio oggi pomeriggio i
sindacati e l’Aran (l’agenzia delegata a negoziare i contratti per
conto del datore di lavoro pubblico) avvieranno una trattativa che
potrebbe portare finalmente alla conclusione dell’accordo. L’aumento
in arrivo è quello che già hanno avuto tutti gli altri dipendenti
pubblici (il 5,66% rispetto alla busta paga attuale) più altre risorse
messe a disposizione dalle Regioni: in totale l’aumento medio sarà di
283 euro lordi. Il contratto riguarda 200 mila persone: quelli degli
ospedali, le guardie mediche, i veterinari e anche i dirigenti
sanitari non medici.