ESCLUSIVO ITALIAOGGI
Tutti i conti sui risparmi e gli oneri del decreto interministeriale.
Come assumere 87 mila insegnanti.
Stimato in 114 milioni il maggior onere rispetto
alle supplenze.
da
ItaliaOggi del
31/5/2005
Al via l'operazione assunzioni. Pronto il decreto dei ministeri
istruzione, funzione pubblica ed economia, con la relativa relazione
tecnica, per immettere in ruolo 87 mila insegnanti a partire dal
prossimo settembre. Ammonta a circa 114 milioni di euro il costo che,
secondo la relazione, dovrà essere sostenuto dalle case dello stato:
la differenza tra assunzioni a tempo indeterminato e supplenze (si
veda ItaliaOggi del 27 maggio scorso). Novità in arrivo anche per gli
Ata: secondo quanto rileva il sindacato Snals-Confsal in una nota, il
dicastero di viale Trastevere avrebbe anticipato una informativa su un
decreto autorizzativo ad hoc per gli Ata. I numeri dell'operazione
assunzioni, che ItaliaOggi è in grado di anticipare in esclusiva, sono
stati elaborati dal dicastero di viale Trastevere sui dati economici
relativi al flottante degli stipendi trasmessi dal ministro
dell'economia, Domenico Siniscalco.
Lo schema del decreto interministeriale consta di quattro articoli,
nei quali si prevede che, stante l'assenza del blocco delle assunzioni
nella scuola, si può procedere all'autorizzazione di 87.718 immissioni
in ruolo sulle cattedre lasciate libere dai prossimi pensionamenti.
Senza oneri aggiuntivi: perché se è vero che con le assunzioni scatta
la ricostruzione di carriera, e dunque si paga di più per gli stipendi
rispetto alle supplenze (sempre ferme al primo livello salariale), è
anche vero che i nuovi assunti hanno un'anzianità di servizio comunque
più bassa dei docenti a fine carriera che vanno in pensione. Insomma,
l'operazione è coperta, abbondantemente, dai risparmi causa cessazioni
dal servizio.
I NUMERI
È stato calcolato in 55.074 il contingente da immettere in ruolo il
prossimo settembre, seguito da 12.900 dal 1° settembre 2006 e 19.744
dal 1° settembre 2007.
I COSTI
Il flusso in uscita dalla scuola, argomenta il dicastero guidato da
Letizia Moratti, è tale da consentire di assumere nuovi insegnanti
risparmiando addirittura 129 milioni di euro. I docenti che infatti
andranno in pensione comportano per le casse dello stato una mancata
spesa di circa 242 milioni di euro. Risparmio corroso dalle nuove
assunzioni, che comporterebbero un'uscita di 114 milioni di euro in
più rispetto alla soluzione supplenze. Resta però un ampio margine di
risparmio netto. Tale da non necessitare di un congelamento della
ricostruzione di carriera.
In questo modo, il dicastero dell'istruzione tenta di far passare un
piano di assunzione in un periodo nel quale i conti pubblici sono in
difficoltà e l'economia è in crisi. E la tentazione del governo è di
puntare a stringere sulle voci di uscita del bilancio pubblico
piuttosto che immettere nuovo personale a tempo indeterminato nei
ranghi della p.a. Stabilizzando nuova spesa. Il provvedimento dovrebbe
approdare nei prossimi giorni al consiglio dei ministri. Le reazioni
dei sindacati sono però già arrivate. "Non si tratta di una benevola
concessione, è un obbligo previsto da una legge dello stato", dice
Enrico Panini, segretario della Cgil scuola. "Un decreto di
autorizzazione alle assunzioni sarebbe una determinazione necessaria
per l'eliminazione della piaga del precariato", commenta Francesco
Scrima, numero uno della Cisl scuola, "ma non può basarsi solo sulla
legge 143/2004, bensì deve fare riferimento alla legge finanziaria
2005 che, escludendo il personale scolastico dal blocco delle
assunzioni, supporta autorevolmente una soluzione per tutte le
tipologie professionali del personale della scuola, incluso il
personale Ata". Serve, insomma, una politica programmata di assunzioni
in ruolo di tutte le tipologie professionali, ribadisce la Cisl
scuola, "per garantire l'efficacia-efficienza complessiva della scuola
pubblica". "L'esclusione degli Ata", aggiunge Massimo Di Menna,
segretario della Uil scuola, "è incomprensibile e scatenerebbe un
malcontento molto acceso tra i dipendenti". "L'importante è andare
avanti sulla strada della risoluzione del precariato", dice Gino
Galati, segretario dello Snals Confsal.