Istruzione.
Scuola, cantiere a tempi stretti.
Preiscrizioni da fare dal primo mese del 2006.
di Luigi Illiano, da
Il Sole 24 Ore
del 29/5/2005.
Riforma della scuola superiore, istruzioni per
l'uso e nodi da sciogliere. Cosa devono fare le famiglie in vista
della nuova secondaria di secondo grado? Entro quali tempi muoversi e,
soprattutto, con quali criteri scegliere un percorso liceale, invece
dell'istruzione e formazione professionale o viceversa? I docenti
continueranno a essere dipendenti dello Stato o passeranno alle
Regioni? E queste ultime, titolari del canale dell'istruzione e
formazione professionale, come si attiveranno? Sono le domande per le
quali i genitori e le autonomie attendono una risposta.
Per il via libera definitivo al decreto sulla nuova scuola superiore,
approvato venerdì scorso in prima lettura dal Consiglio dei ministri
(si veda «Il Sole-24 Ore» di ieri), c'è tempo fino al prossimo
ottobre. Poi si tratterà di sincronizzare meccanismi complessi,
occorrerà grande sforzo organizzativo e parecchio tempo a
disposizione, soprattutto per informare i genitori e aiutarli nelle
scelte. E i quadri orario e le Indicazioni nazionali (programmi)
allegati al decreto non sono stati ancora diffusi.
Va fatta una premessa sul ruolo delle Regioni: la riforma del Titolo V
della Costituzione assegna a queste ultime totale competenza
sull'istruzione e formazione professionale. Mentre il sistema dei
licei resterà nel circuito statale, per quanto riguarda la definizione
dei programmi e delle norme generali. Il nuovo Titolo V attribuisce
alle Regioni competenza anche sull'organizzazione e gestione del
personale dell'intera rete scolastica.
Famiglie e scuole.
Le preiscrizioni degli alunni scatteranno a gennaio e le famiglie
dovranno poter disporre di tutte le informazioni. Anche in
considerazione del fatto che, per effetto del decreto sul
diritto-dovere saranno obbligate (dal 2005/2006) a iscrivere i propri
figli alla scuola superiore. E il quadro orario dei licei prevede
insegnamenti da scegliere proprio al momento dell'iscrizione. In
assenza di chiarezza, esiste il rischio della corsa ai licei, che
verranno intesi come unico canale strutturato rispetto all'istruzione
e formazione professionale la quale per essere definita ha ancora
molta strada davanti. La scuola secondaria di primo grado (ex media)
dovrà avere informazioni sulla nuova superiore a partire dal novembre
di quest'anno per riuscire a lavorare sull'orientamento degli alunni.
Sommando gli iscritti di quest'anno scolastico nei licei, tecnici e
magistrali si arriva a circa due milioni di studenti.
Stato e Regioni.
Nel rapporto tra lo Stato e le Regioni si gioca la partita decisiva
per la riuscita della riforma: senza il canale dell'istruzione e
formazione professionale sarebbe incompleta e non applicabile. Perché,
al di là del parere che le Regioni daranno sul decreto, conterà poi
verificare quanto della normativa si tradurrà in atti concreti. In
gioco c'è il destino scolastico di 550mila studenti iscritti agli
istituti professionali.
Il rapporto tra il sistema educativo e quello produttivo è il vero
punto debole del modello scolastico italiano: la transizione dalla
scuola al lavoro dura più di 11 anni, il periodo più lungo rispetto
alla maggior parte dei paesi Ocse. E oltre il 50% dei giovani tra i 15
e i 35 anni svolge un lavoro che non ha nessuna attinenza con la
formazione ricevuta.
Nord-Sud.
Sempre sul fronte dell'istruzione e formazione professionale va tenuto
conto del forte divario esistente tra il Nord e il Sud dell'Italia.
Nelle Regioni del Nord c'è un collaudato sistema di istruzione e
formazione professionale che da tempo dialoga con quello
imprenditoriale, altrettanto consolidato. Non a caso alcune Regioni
(Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Veneto) hanno approvato statuti e
leggi ordinamentali. Sono state raggiunte punte di eccellenza anche
grazie agli accordi di sperimentazione sottoscritti con il Miur. Al
Sud, invece, la mancanza di simili condizioni ha prodotto
un'accelerazione verso percorsi scolastici senza sbocchi
occupazionali. E un sistema dei licei non bilanciato dal percorso di
istruzione e formazione professionale potrebbe spingere verso tassi di
selezione ancora più elevati.