L’abbandono e il recupero. da Il Corriere della Sera del 30/5/2005
E per gli studenti, ovviamente, su cui tutto questo ricade: tra possibili e comunque temuti argomenti da tema di maturità, pensiero di pagelle e crediti; persino un certo timore dell'esito della maturità, perché pur col 97,24 per cento dei costituzionalmente promossi qualche presa di coscienza del non fatto porta inevitabilmente a temere di rientrare tra il restante 2,76 che non ce la fa. Con tutto ciò resta però un problema da non dimenticare: quanti di coloro che termineranno le superiori proseguiranno gli studi? Quanti sono effettivamente pronti alle scelte universitarie, considerando l'aumento di immatricolazioni a uno-due anni dalla maturità? Soprattutto: quanti di quei ragazzi che lasciamo a fine anno ritroveremo l'anno successivo? Perché il problema è quanto mai concreto, stando ai numeri che vedono le superiori in controtendenza rispetto all'università, dove (lo dicono le più recenti ricerche) diminuiscono fuoricorso ed età media del conseguimento della laurea, mentre crescono frequenza alle lezioni e regolarità degli studi. Non così alle superiori, ove i dati dell'abbandono, particolarmente alti soprattutto al primo anno (5%), fanno registrare un aumento rispetto al 2002-03: col 6% a Milano e addirittura il 15% in regione. E, francamente, ho qualche dubbio che a fermare il fenomeno possa bastare l'intendimento di «rafforzare il canale dell'istruzione e formazione professionale per dare opportunità di lavoro ai giovani rispettando la loro vocazione», come si afferma per la bozza di riforma varata poche ore fa. Il che porta a far riflettere a più livelli. Gli insegnanti, su quanto non son riusciti a fare anche loro malgrado per innamorarli della scuola. Le istituzioni amministrative, sulle iniziative per recuperarli. Le scuole stesse, per programmi mirati di recupero. |